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Politica
Governo, i ministri di Gentiloni. Alfano verso gli Esteri, Minniti-Interno?

Tempi rapidi per la lista dei ministri del #governorenziloni. Alcuni segnali di discontinuità e molti di continuità con l'esecutivo guidato dal segretario del Partito Democratico, a cominciare dalla conferma del "giglio magico", ovvero i fedelissimi dell'ex premier. Si va verso una squadra con dentro Maria Elena Boschi e Luca Lotti. Ma "Maria Etruria" lascerà i Rapporti col Parlamento ad Anna Finocchiaro. Potrebbe diventare sottosegretario a Palazzo Chigi o tenere il ministero delle Pari opportunità. Lotti rimane alla presidenza e potrebbe avere anche la delega ai Servizi Segreti. Poi c'è il possibile scambio Interno-Esteri con Alfano che va alla Farnesina e Marco Minniti al Viminale. E il rebus dell'ingresso nell'esecutivo di Ala, il gruppo di Verdini, che chiede addirittura due dicasteri.

Sono questi i sentieri lungo i quali si è snodata la domenica di Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio incaricato da Sergio Mattarella. C'è stata pure la notte che tutto compone e scompone. Infine oggi, arriverà la lista dei ministri per andare in Parlamento per la fiducia. Gentiloni ha incontrato i partiti della maggioranza (continuerà anche oggi) ma in sedi diverse ha avuto colloqui anche con ministri uscenti e forse rientranti. Alla Farnesina ha visto Padoan (Economia, confermato), Calenda (Sviluppo Economico, confermato), Martina (Politiche Agricole, Renzi lo voleva portare al Pd ma probabilmente rimarrà al suo posto), il sottosegretario De Vincenti (per lui possibile lo sbarco all'Interno). Sono stati consultati, in momenti diversi, anche Alfano (diviso tra gli Esteri e la conferma al Viminale) e Franceschini (Cultura, confermato) mentre alla Camera, prima della sfilata dei gruppi di maggioranza, è entrato nella stanza di Gentiloni il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda. È stato l'incontro chiave della giornata.

Zanda non è solo amico personale di Gentiloni. Dalla sua posizione è il baricentro della maggioranza a Palazzo Madama, dove i numeri sono ballerini e quindi gli appetiti ministeriali possono trovare sostanza con avvertimenti e minacce sulla fiducia. Alla Camera non ci sono problemi. Ma al Senato, che doveva essere abolito domenica scorsa ma poi è andata diversamente, sì. Ala conta 18 senatori. L'ultima fiducia al governo Renzi ha toccato quota 173. Senza Ala, l'esecutivo può andare sotto. Denis Verdini infatti alza il prezzo. Chiede un ministero di peso per Enrico Zanetti e un altro posto o per Saverio Romano o per Riccardo Mazzoni, senatore pratese vicino anche a Lotti, o per Marcello Pera, ex presidente del Senato berlusconiano della prima ora.

I posti liberi non sono molti. Stefania Giannini è in uscita. Gentiloni offre la sua poltrona a Gianni Cuperlo, ma l'esponente della sinistra risponde "no grazie". Non vuole che si pensi a uno scambio con il suo Sì al referendum e vuole avere le mani libere per il congresso. Gentiloni scommette quindi su Rossi Doria, primo maestro di strada, insegnante elementare, sottosegretario con Monti e Letta. Il ministro del Lavoro Poletti è in bilico, si scalda per sostituirlo Tommaso Nannicini. Ma Renzi vorrebbe la conferma per non "smentire" il Jobs Act. Stesso discorso per Marianna Madia: una sua uscita significherebbe disconoscere la riforma del pubblico impiego. Beatrice Lorenzin resta, Fassino ormai è fuori. Ma le trattative proseguono e non sono esclusi altri colpi di scena.

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