Governo Lega-M5S rottura? Clamorosa svolta su governo Lega-M5S
Governo Lega-M5S, Salvini e Di Maio si scoprono lontani
Governo Lega-M5S in alto mare. Tutto sembrava far presagire che oggi sarebbe stato il giorno della svolta. Il giorno dell'ok al contratto di governo e il giorno dell'annuncio del presidente del Consiglio. E invece Luigi Di Maio e Matteo Salvini, accompagnati dai rispettivi capigruppo, sono saliti al Quirinale per chiedere altro tempo ad un sempre più irritato Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato si era fidato di 5 Stelle e Lega e aveva stoppato l'esecutivo neutrale per assecondare i grillini e il Carroccio. Al termine della convulsa giornata di domenica Di Maio ha telefonato al Quirinale per annunciare la svolta. Peccato che la montagna abbia prodotto il topolino: non c'è ancora l'accordo sul contratto di governo, manca il nome comune del premier e richiesta di altri giorni per far votare l'accordo alla base dei 5 Stelle con la piattaforma Rousseau e della Lega con i gazebo in piazza.
Ma che cosa è successo? Prima di tutto, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, gli ultimi due faccia a faccia tra i giovani leader non sono andati affatto bene, sia quello della notte tra domenica e lunedì sia quello inziato alle 15.30 di lunedì e terminato poco prima dell'incontro al Colle dei grillini. Lo scontro sarebbe sia sul nome del premier sia sul programma. Salvini ha ribadito anche pubblicamente il suo no a Di Maio a Palazzo Chigi e ha bocciato l'ipotesi del tecnico grillino, il giurista Giuseppe Conte. Anche l'uomo più vicino al capo politico pentastellato, Riccardo Fraccaro, sarebbe stato stoppato dai veti leghisti. Altolà speculare a Salvini o Giorgetti premier e al tecnico vicino a Via Bellerio, Giulio Sapelli. E comunque i due partiti insistono per un politico a Palazzo Chigi ma poi cercano un tecnico a causa dei veti incrociati (dopo aver attaccato per anni le soluzioni alla Mario Monti). E poi ci sono le divergenze, non nascoste dallo stesso Salvini, soprattutto su temi chiave come immigrazione, sicurezza, giustizia e grandi opere. Punti fondamentali per la Lega e sui quali Salvini non può assolutamente cedere.
D'altronde il leader leghista ha parlato in maniera franca: "Stiamo facendo uno sforzo enorme per dare un governo stabile al Paese, perché se dovessimo ragionare per convenienza e sondaggi, dovremmo essere i primi a dire 'Chi ce lo fa fare?', lasciando tutto nelle mani del Presidente e tornando alle urne". E infatti dopo le consultazioni al Quirinale del Carroccio si è aperto un giallo sulle parole pronunciate da Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega, che all'inviato de La7 e della maratona Mentana ha affermato - ma non è chiaro se ironicamente o seriamente - 'siamo vicini ad un accordo per tornare al voto'. Altro tassello del puzzle che porta all'ipotesi della rottura sono le parole di ringraziamento pubblico pronunciate dal leader del Carroccio nei confronti di Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni (arrivate proprio nel giorno in cui il Centrodestra ha strappato il comune di Udine al Pd) con la promessa di non voler rompere la coalizione. La riabilitazione dell'ex Cavaliere, ora candidabile ed eleggibile, ha cambiato il quadro politico. Secondo un sondaggio-lampo, Forza Italia con il suo leader in campo guadagnerebbe immediatemente cinque punti percentuali e, senza considerare il forte aumento della Lega dal 4 marzo ad oggi, significa Centrodestra al 42,5% e con la maggioranza assoluta in Parlamento (con il Rosatellum).
La forte impressione è che Salvini abbia (finalmente) capito che non gli conviene fare il secondo di Di Maio, accettando reddito di cittadinanza e conflitto di interessi senza garanzie su sicurezza e immigrazione, e con un premier grillino, quando la prospettiva è quella di tornare alle urne tra qualche mese con buone possibilità di vincere come Centrodestra. La speranza è che sia il Quirinale a far saltare tutto, visti i tempi lunghissimi, togliendo così le castagne dal fuoco. Di Maio, al contrario di Salvini, o va al voto subito o ha tutto l'interesse a dar vita ad un esecutivo di legislatura, altrimenti con nuove elezioni ad esempio a febbraio scatterebbe il vincolo dei due mandati e il capo politico del M5S sarebbe definitvamente bruciato. Staremo a vedere, ma l'impressione è che Salvini e Di Maio, dopo le manfrine mediatiche dei giorni scorsi, si sono scoperti lontani. E non a caso filtra l'indiscrezione che il Berlusconi riabilitato stia premendo sull'alleato leghista per rompere con i pentastellati.