Governo, M5s: fallito il moderato Di Maio, i grillini tornano "populisti"
Dopo il flop della svolta "dimaiocristiana", il Movimento riesuma antieuropeismo, referendum sull'euro e toni aggressivi. Fino alla prossima mutazione
Il Governo latita, lo stallo permane, e ci ritroviamo nella stessa posizione di due mesi fa. Ma esiste una forza politica in Italia che, per trasformismi, fa impallidire lo Zelig di Woody Allen.
Stiamo parlando del M5s, che durante questi due mesi di tiramolla politico ha compiuto varie inversioni a U passando da un opposto all'altro e subendo due mutazioni diametralmente opposte.
All'indomani del 4 marzo e della "vittoria" (relativa), il movimento populista italiano per eccellenza si era tramutato in una nuova Democrazia Cristiana con l'andreottiano (si parva licet) front-man Luigi Di Maio. Grisaglia, toni pacati, sorrisi di circostanza, aperture invereconde a chiunque fra cui il nemico di sempre, il Pd, nel manifesto tentativo di arrivare al governo tout court con chiunque glielo avesse permesso, l'ex valletto dello stadio San Paolo sembrava aver traghettato il M5s verso lidi moderati, lasciando di stucco la fanbase grillina da tastiera, costretta a trattenere fra le dita i vari insulti più o meno coloriti agli esponenti dei partiti tradizionali, in particolar modo a quelli del Partito Democratico.
Fallita tuttavia l'operazione "restyling" e naufragata la campagna pubblicitaria volta a collocare il prodotto Di Maio sullo scranno di Presidente del Consiglio, accorgendosi dello tsunami di invettive provenienti dalla suddetta fanbase verso la svolta "filopiddiota" del Movimento, ecco che la premiata ditta Casaleggio & Associati ha immediatamente rispolverato i cavalli di battaglia dell'antieuropeismo e del referendum sull'euro... quando solo qualche settimana fa, Di Maio sembrava assurto a fedelissimo dell'Europa e aspirante versione italiana di Emmanuel Macron.
Beppe Grillo, dal canto suo, magicamente defilato durante le consultazioni, vista la malaparata è rispuntato fuori dalla scatola come il classico babau, e in un battito di ciglia ha riportato la sua creatura politica ai tempi in cui i pentastellati giudicavano la moneta unica europea e l'Unione Europea come il male assoluto.
Dalle pacate trattative con i partiti tradizionali, per qualche tempo miracolosamente assolti dai loro nefandi peccati, in un lampo sul pianeta Gaia è di nuovo guerra aperta contro quei "ladri che hanno messo l'Italia in ginocchio" (gli stessi con i quali, solo qualche ora prima, i grillini sedevano tra sorrisi e salamelecchi per parlare di possibili convergenze di governo).
Insomma, mai come in questo momento, il M5s si è rivelato come un sapiente fenomeno di marketing politico che cambia pelle, idea, linea di condotta, a seconda dei sondaggi e dei "sentimenti" dell'elettorato e che va dove lo porta il vento fino alla prossima mutazione.
Un fenomeno di marketing geniale, aggiungiamo, che ci piacerebbe tanto sapere da chi è realmente sponsorizzato.