Politica
Governo M5S-Lega, "Di Maio non voleva l'accordo col Pd. Ho le prove"
"Salvini diede l'ok a Di Maio premier e informò Mattarella". Le rivelazioni di Paolo Becchi ad Affaritaliani.it dopo la svolta nel M5S
C'è un legame tra le dimissioni di Luigi Di Maio da capo politico del Movimento 5 Stelle e quanto è accaduto nei convulsi giorni di agosto, quando naufragò misteriosamente la trattativa segreta tra il leader pentastellato e Matteo Salvini per far rinascere il governo giallo-verde con l'attuale ministro degli Esteri nel ruolo di presidente del Consiglio. Da lì, poi, nacque l'esecutivo Conte II con il Pd e Matteo Renzi. A parlarne ad Affaritaliani.it è Paolo Becchi, filosofo, ex ideologo del Movimento 5 Stelle oggi vicino alla Lega e sostenitore del sovranismo, nonché autore del libro 'Ladri di democrazia' scritto insieme a Giuseppe Palma.
Partiamo da 'Ladri di democrazia', è vero che è praticamente introvabile? Come mai? Che cosa è successo?
"Il libro c'è e quindi è trovabile, ma bisogna metterci un po' di fatica perché non si trova in libreria. Bisogna ordinarlo e comprarlo online. Questo tentativo, lo dico tra virgolette, di censurarlo è evidente perché se uno va in libreria trova copie dei libri di Vespa o Mieli ma non trova il nostro".
Chi e perché ha operato questo tentativo di censura?
"'Ladri di democrazia' racconta dettagliatamente giorno per giorno e ora per ora che cosa è successo in agosto. E viene spiegata la trattativa nascosta per tentare di salvare l'alleanza tra M5S e Lega. Gli unici a parlarne sono stati Libero e Dagospia e quando quest'ultima lancia un tema segnalando che c'è del materiale esplosivo, solitamente, viene ripreso anche da altri giornali. Invece niente, silenzio. Nessun altro ha ripreso il libro. Ormai è andata come è andata, lasciamo perdere".
Veniamo alla politica. C'è un filo conduttore tra le dimissioni di Di Maio da leader del M5S e quanto è accaduto in agosto?
"La carriera politica di Di Maio come capo del Movimento è finita nell'agosto del 2019. Lui ieri in conferenza stampa ha detto che ha pensato a quel discorso da un mese, non so se sia vero o se avesse in mente già prima di lasciare, visto che le indiscrezioni venivano continuamente smentite con durezza. Fatto sta che aveva capito che il suo ruolo di leader era finito in agosto".
Perché? Che cosa accadde in quei giorni?
"C'era la trattativa ufficiale e nota tra Di Maio, il Pd e Zingaretti, ma c'era anche la trattativa nascosta che io avevo ispirato tra Di Maio e Salvini. Non tra loro due direttamente, ero io infatti a tenere le fila per cercare di ricostruire l'accordo tra M5S e Lega. L'idea che avevo suggerito per ricucire era quella che Di Maio diventasse presidente del Consiglio. C'era anche l'ipotesi di una staffetta, prima il capo politico del M5S a Palazzo Chigi e successivamente, nell'ultima fase, Salvini. Di questo si stava discutendo".
Poi che cosa accadde?
"Di Maio pose come condizione che ci fosse una telefonata di Salvini al Presidente Sergio Mattarella per spiegare quanto stava accadendo confermando il via libera all'ipotesi di sostenere Di Maio premier. Il 25 agosto il segretario della Lega ha effettivamente telefonato al Quirinale, ma Mattarella non era presente, credo fosse in aereo. Salvini è stato poi richiamato nel pomeriggio eha comunicato quello che avrebbe dovuto dire e cioè che accettava Di Maio capo del governo. Che cosa sia successo dopo non lo sappiamo, fatto sta che la mattina del 26 agosto Nicola Zingaretti ha dato il via libera a Giuseppe Conte premier assicurando che la trattativa fosse chiusa. La partita in effetti era chiusa e l'ultimo tentativo disperato è stato fatto da Gian Marco Centinaio che, con un'agenzia Ansa e su Affaritaliani.it (clicca qui per leggere l'intervista), ha ufficialmente aperto ad un accordo di legislatura 5 Stelle-Lega con Di Maio premier".
Lei ha anche le prove di ciò che afferma? Sms, whatsapp?
"E' tutto documentato e registrato nel caso in cui un giorno qualcuno dovesse mettere in dubbio quanto abbiamo scritto nel libro tentando di smentirci. Conservo tutta la documentazione degli scambi via whatsapp e delle telefonate di quel periodo molto difficile per il Paese".
Può farci un esempio di un messaggio di Salvini o di Di Maio?
"Quando ai primi di agosto ho visto l'intervento di Beppe Grillo che apriva alla possibilità di un governo con il Pd ho intuito che Di Maio fosse in difficoltà. E quindi gli ho inviato un messaggino chiedendogli se fosse d'accordo con questo progetto di governo M5S-Pd. Non mi aspettavo che mi rispondesse visto che i rapporti si erano ormai sfilacciati e invece Di Maio mi scrisse 'Credi che mi faccia piacere una cosa del genere?'. Lì ho capito che c'era qualcosa che non andava ed è partito il tentativo di ricucire tra M5S e Lega. In quel momento è partita la trattativa nascosta e qualcuno se ne è reso conto visto che Zingaretti ha cominciato a dire che qualcosa non fosse chiaro e chiedendo ai 5 Stelle di smentire altre trattative in corso oltre a quella tra i 5 Stelle e il Pd".
Sono stati i cosiddetti poteri forti a bloccare il tentativo di ricucire tra M5S e Lega?
"E' evidente. Salvini è stato un ingenuo perché era convinto che Zingaretti non avrebbe mai fatto un accordo con il Movimento, come in effetti aveva sempre sostenuto. Il 26 agosto il quotidiano Repubblica esce addirittura scrivendo che l'accordo tra M5S e Pd non era stato trovato, evidentemente non erano ancora noti i contenuti delle telefonate al Quirinale, che ritengo non siano state solo con Salvini. Due ore dopo l'uscita di Repubblica in edicola, Zingaretti annuncia che l'accordo è stato trovato dando l'ok del Pd a Conte premier. Sarebbe interessante domandarsi che cosa sia accaduto in quella notte e in quelle poche ore".
La svolta è stato l'ok del M5S a Ursula von der Leyen, decisivo per eleggere la nuova presidente della Commissione Ue, mentre la Lega era contraria?
"In realtà questo fatto era ininfluente sotto il profilo della ricostruzione del governo giallo-verde. Salvini aveva cercato la rottura sull'onda dei risultati delle Europee ed era convintissimo che Zingaretti non accettasse il governo con i 5 Stelle. Tutto sembrava andare come previsto fino a quando Matteo Renzi, in quel momento ancora nel Pd, ha spiazzato tutti dicendo che andava bene l'alleanza con Grillo, dopo essersi insultati per anni".
E a quel punto?
"Il quadro è cambiato radicalmente mettendo in difficoltà Di Maio che si è trovato con le mani legate, costretto ad accettare la linea del governo con il Pd imposta da chi si stava riprendendo il Movimento, cioè Grillo. Il tutto con l'intervento di Mattarella affinché si andasse proprio in questa direzione. Fatto sta che il 25 agosto la conversazione telefonica tra Salvini e il Capo dello Stato c'è stata con la proposta di ricucire. Poi qualcosa è successo".
Qualcuno ipotizza che una ventina di senatori pentastellati non avrebbero votato un nuovo governo con la Lega anche se il premier fosse stato Di Maio...
"Francamente non lo so visto il caos che c'è nel Movimento. Ma sicuramente sarebbe stato estremamente difficile per Grillo opporsi a Di Maio presidente del Consiglio perché significava che nel giro di quattro o cinque anni non solo il Movimento conquistava il governo ma otteneva addirittura la premiership. Chi avrebbe potuto dire di no? Sarebbe stato un successo personale di Di Maio e di tutto il Movimento, soprattutto pensando alle condizioni attuali dei grillini. Non solo, la mia ipotesi avrebbe eliminato il vero nemico interno che infatti si è subito opposto al ritorno dell'alleanza giallo-verde, cioè Conte. Il premier aveva capito tutto e iniziò subito a dire che Salvini era un traditore proprio per bloccare la trattativa segreta che, con Di Maio a Palazzo Chigi, lo avrebbe fatto scomparire dalla scena politica".
E adesso? Che cosa accadrà ai 5 Stelle del dopo-Di Maio?
"Di Maio ha fatto un passo di lato, come quello che fece una volta Grillo. Vedremo agli stati generali, che di fatto sono un congresso, il ministro degli Esteri pensa di avere ancora qualche chance con la sua proposta post-ideologica, ribadita anche ieri, del né di destra né di sinistra. Ma francamente credo che sotto il profilo politico per Di Maio sia tutto finito. A questo punto o il M5S diventa un partitino della sinistra autonomo ed ecologista che con il proporzionale si allea con il Pd, oppure Grillo riesce a convincere Zingaretti a sciogliere il Partito Democratico e a fare insieme qualcosa di nuovo e di diverso. Che a fatica possiamo chiamare di sinistra".