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Politica
Governo, quello strano silenzio di Giorgetti. Prepara lo showdown dell'addio?

"Non ho niente da dire". Così, secco e lapidario, risponde il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti a chi gli ha chiesto in queste ore un commento sulla situazione politica e sullo stato di salute della maggioranza. Eppure di cose da dire ce ne sarebbero parecchie, soprattutto dopo l'informativa del premier Giuseppe Conte in Senato sul cosiddetto Russiagate e dopo la svolta a favore della Tav Torino-Lione del capo del governo che ha terremotato il Movimento 5 Stelle. Senza considerare gli stop and go sull'autonomia regionale, con i governatori Attilio Fontana e Luca Zaia sul piede di guerra, e il dibattito ancora tutto da costruire sulla flat tax e sulla Legge di Bilancio per il 2020.

Eppure dopo la salita al Quirinale di qualche giorno fa per annunciare la rinuncia a ricoprire il ruolo di commissario europeo nell'esecutivo della tedesca Ursula von der Leyen, Giorgetti si è chiuso nel più stretto riserbo scegliendo una sorta di Aventino rispetto al mondo esterno. A volte, specie in politica, i silenzi valgono più di tante parole e probabilmente - spiegano fonti qualificate del Carroccio - dietro la decisione di tenere la bocca rigorosamente chiusa c'è tutto il maleserre e il disappunto per la crisi di governo mancata. Questa volta sembrava davvero quella buona per far saltare il banco e, viste le dichiarazioni pubbliche di Luigi Di Maio e di Nicola Zingaretti ('al voto in caso di crisi'), per tornare rapidamente alle urne già a fine settembre.

GG, come chiamano Giorgetti in Via Bellerio, è sempre stato molto scettico sulla nascita prima e sulla prosecuzione poi del cosiddetto governo del Cambiamento e, soprattutto dopo le ultime tensioni iniziate durante la campagna elettorale per le Europee, avrebbe preferito per la Lega il ritorno nel Centrodestra (magari solo con Fratelli d'Italia e senza la Forza Italia berlusconiana). A dire il vero sono in molti a pensarla come Giorgetti nel Carroccio, sia ministri sia parlamentari, ma alla fine la decisione spetta a Salvini. E, salvo colpi di scena, si va avanti. Il sottosegretario con la sua rinuncia alla poltrona europea aveva in qualche sperato di minare ulteriormente le fragili basi del governo, già precarie anche a livello internazionale dopo il voto opposto di M5S e Lega sulla von der Leyen.

A questo punto l'ipotesi di un gesto forte e dirompente resta, o per certi versi acquisisce ancora più consistenza: Giorgetti potrebbe nelle prossime settimane, o anche prima, lasciare il ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio per mantenere soltanto la delega allo Sport, sua vera passione (e non solo il calcio ma tutto, dal nuoto al rugby, dal ciclismo alle discipline invernali sulla neve). A chi gli chiede se esista l'ipotesi dimissioni, GG non risponde scegliendo nuovamente di chiudersi nel più stretto riserbo. Ma, per chi conosce bene la Lega e i suoi uomini chiave, l'Aventino spesso è foriero di colpi di scena. Salvini deve stare attento perché mentre trova una faticosa quadra con Di Maio e Conte potrebbe scoppiargli una grossa grana in casa.

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