Politica
Ddl Cirinnà, Renzi fa l'equilibrista. Canguro addio, avanti coi voti
Ettore Rosato, il renziano doc capogruppo alla Camera del Pd, assicura ad Affaritaliani.it che "una soluzione verrà trovata sulle unioni civili". Ma che cosa sta accadendo al Nazareno e a Palazzo Chigi dopo il rinvio del ddl Cirinnà alla settimana prossima? Gli occhi sono tutti puntati sull'assemblea del Partito Democratico di domenica prossima a Roma, quando Matte Renzi non parlerà più da presidente del Consiglio ma da segretario del partito di maggioranza. E, secondo quanto Affaritaliani.it ha appreso da fonti dem ai massimi livelli, la linea sarà quella di confermare quanto già detto in Aula, ovvero che le unioni civili sono un tema non di governo e che, quindi, a decidere sarà il Parlamento.
E Renzi non potrebbe fare altrimenti, stretto tra la minoranza che gli chiede la stessa determinazione messa sulla legge elettorale e sul Jobs Act e i cattodem che insistono sullo stralcio della stepchil adoption. In realtà la soluzione che si profila è quella dell'eleminazione del canguro Marcucci (senatore renziano toc, anche toscano) andando quindi ad affrontare il dibattito e soprattutto i voti (pochi quelli segreti ammessi dal presidente Grasso) sui circa 500 emedamenti rimasti. In questo modo il premier fa l'equilibrista e lascia che siano i numeri e i rapporti di forza politici, chiari a tutti, a decidere le sorti in particolare dell'articolo 5, quello che regolamenta le adozioni di figli per le coppie.
Se i 5 Stelle saranno compatti e non ci saranno troppe defezioni nel Pd, considerando il sostegno dei verdiniani di Ala, le unioni civili potrebbero anche passare con la stepchild. Ma qualora la contestata norma venisse bocciata o modificata Renzi ne uscirebbe comunque bene e sul banco degli imputati finirebbero i cattodem o i dissidenti M5S che si beccherebbero gli strali delle associazioni gay. D'altronde il premier non può procedere allo stralcio della stepchild, non solo perché farebbe infuriare la sinistra Pd ma anche perché significherebbe rimangiarsi la parola e il lavoro fatto finora. Meglio quindi lasciare che liberamente decidano i senatori e poi ognuno si assumerà le proprie responsabilità davanti al Paese.
E' del tutto evidente che se la stepchild venisse tolta o cambiata poi la Camera, dove i numeri sono ben diversi, potrebbe reintrodurla come prevista ora nel ddl Cirinnà. Ma si rischierebbe un cortocircuito parlamentare visto che poi il provvedimento dovrebbe tornare a Palazzo Madama dove i numeri sono sempre gli stessi. Quindi - sempre secondo le fonti dem contattate da Affaritaliani.it - se il Senato snatura il ddl l'ipotesi più probabile è che poi a Montecitorio ci sia la fiducia sul testo uscito da Palazzo Madama, proprio per evitare che ci si incarti nel balletto tra i due rami del Parlamento, e che poi il governo si impegni formalmente - spinto anche da un ordine del giorno approvato con i voti del Partito Democratico - a inserire la stepchild adoption in un provvedimento ad hoc sulle adozioni.