Politica
Renzi scavalca Zingaretti, Pd spaccato. "No accordi coi 5s, regalo a Salvini"
Il Pd, tanto per cambiare, si spacca. Renzi scavalca Zingaretti e propone un governo di scopo con il M5s, Franceschini tratta con Fico, Calenda dice no
Tanto per cambiare. Verrebbe da dire così a guardare quanto sta accadendo in casa Pd dopo la crisi di governo aperta da Matteo Salvini. Zingaretti aveva subito tracciato la linea del voto subito, respingendo al mittente qualsiasi possibile accordo con il M5s. Ma l'ex premier Matteo Renzi, che per i maligni ha bisogno di qualche mese in più per formare un suo partito, a sorpresa raccoglie l'invito di Beppe Grillo e propone un governo di scopo per il taglio dei parlamentari, manovra e per evitare l'aumento dell'Iva. Un invito al quale nel M5s qualcuno risponde già in maniera affermativa, come per esempio Roberta Lombardi.
La mossa di Renzi arriva dopo trattative portate avanti da Franceschini e Fico (che smentiscono) con un ruolo secondo molte voci anche del grande tessitore Gianni Letta, che paventerebbe anche un possibile coinvolgimento di Forza Italia in una sorta di patto del Nazareno allargato.
Di fatto Renzi ha scavalcato Zingaretti, con il Pd che si frantuma. In particolare, Calenda ha definito l'idea di Renzi come "folle e ridicola, così Salvini arriva al 60%". Tesi ripetuta dallo stesso Zingaretti che ha di nuovo rinviato al mittente l'ipotesi di un accordo.
Crisi: Zingaretti, Pd-M5s darebbe spazio immenso a Salvini
"Di fronte a una leadership della Lega che tutti giudichiamo pericolosa e che si appella al popolo in maniera spregiudicata e' credibile imbarcarsi in un esperienza di governo Pd-5 stelle (perche' di questo stiamo parlando) per affrontare la drammatica manovra di bilancio e poi magari dopo tornare alle elezioni? Su cosa? Nel nome della salvaguardia della democrazia? Io con franchezza credo di no. E' forte dire nel nome della democrazia non facciamo votare?", scrive il segretario nazionale del PD Nicola Zingaretti in un intervento su Huffingtonpost. "Ho anzi il timore che questo darebbe a Salvini uno spazio immenso di iniziativa politica tra i cittadini. Griderebbe lui allo scandalo. Daremmo a lui la rappresentanza del diritto dei cittadini di votare e decidere. Davvero allora i rischi plebiscitari sarebbero molto seri", aggiunge Zingaretti.
ZINGARETTI, 'MATTARELLA CI GUIDERA' CON SAGGEZZA E AUTOREVOLEZZA'
"Vedremo cosa accadrà nei prossimi giorni, per fortuna nei passaggi ci guiderà la saggezza e l'autorevolezza del Presidente Mattarella". E' un passaggio del post su Huffington post con cui Nicola Zingaretti dice no alla proposta di Matteo Renzi di un governo istituzionale.
Crisi: Calenda, da Renzi idea folle e ridicola, cosi' Salvini al 60%
"E' folle quello che tratteggia Renzi, e' un tentativo di prendere qualche mese in piu', nel frattempo levare le castagne dal fuoco con un governo tecnico che dovrebbe fare una manovra lacrime e sangue, votandola assieme al Movimento 5 Stelle e a Forza Italia per avere infine Salvini al 60%". Carlo Calenda stronca il piano di Matteo Renzi per un governo istituzionale sostenuto da varie forze politiche con il conseguente rinvio delle elezioni. "C'e' una grande battaglia da combattere - aggiunge l'europarlamentare del Pd intervistato da Radio Capital - va costruito un fronte largo e andare al voto senza paura, perche' altrimenti oltre al rischio di perdere le elezioni c'e' la certezza di perdere l'onore. Sarebbe oltretutto un favore a Matteo Salvini, il quale non aspetta altro che fare sei mesi di campagna elettorale dando addosso a un governo tecnico sostenuto da Pd e M5S. Noi a quel punto non avremmo la possibilita' di essere credibili con gli elettori. Non possiamo fare accordicchi o scorciatoie". Secondo Calenda l'appello di Renzi a tutte le forze politiche "e' una mossa furbesca per passare dal 'senza di me, mai con i Cinque Stelle' al 'faccio una cosa con i Cinque Stelle'. E' una ridicolaggine". Alla domanda se l'ex premier si stia muovendo come leader di un partito che ancora non c'e' Calenda risponde spiegando che "Renzi vuol fare un partito e ha bisogno di mesi in piu'. Lo posso anche capire ma noi non possiamo stare appesi al Partito di Renzi che deve nascere". "Renzi - conclude Calenda - lo faccia a viso aperto dicendo che ha bisogno di mesi un piu' per creare il suo partito e non si inventi scuse perche' non e' che siamo tutti fessi".
Crisi: Franceschini a Pd, non dividiamoci in momento rischioso
"Dopo l'intervista di Matteo Renzi invito tutti nel Pd a discutere senza rancori e senza rinfacciarci i cambi di linea. Io lo faro'. Anche perche' in un passaggio cosi' difficile e rischioso, qualsiasi scelta potra' essere fatta solo da un Pd unito e con la guida del segretario". Lo scrive Dario Franceschini su Twitter dopo che sui social i dirigenti e i sostenitori del Pd si dividono tra chi sostiene la linea del segretario per il voto subito e quella di Renzi per un governo di scopo. Molti, tra l'altro, accusano Renzi di un voltafaccia dopo aver sostenuto la linea del muro assoluto contro i grillini sostenuta finora.
Crisi: nel Pd botta e risposta Marattin-Castagnetti su manovra e voto
"A troppi non e' chiaro - o fanno finta che non sia chiaro - cosa significhi aumentare di 23 miliardi le imposte sui consumi in un anno di (se va bene) stagnazione dei redditi e in un paese debilitato da 14 mesi di cialtronate. No aumento Iva e poi immediatamente al voto". Lo twitta il dem renziano Luigi Marattin che provoca la pronta risposta di Pierluigi Castagnetti di uno dei grandi vecchi del Pd. "No caro Luigi, la manovra - sostiene - la debbono fare loro e non altri mentre loro stanno a godersela in campagna elettorale. Se non vogliono farla prima del voto gli italiani sapranno chi ringraziare".
Crisi: Zingaretti insiste su voto, ma renziani pensano a governo anti-Iva
A un giorno dalla capigruppo di Palazzo Madama che sancira' l'inizio della battaglia parlamentare su tempi e modi della crisi, nel Pd le posizioni su come affrontare questo snodo appaiono allo stato eterogenee. Se Nicola Zingaretti prosegue nella linea che chiede il voto subito, altri nel partito, a cominciare dai renziani, non esclude l'ipotesi di un governo di scopo per sventare l'aumento dell'Iva, con l'obiettivo di votare subito dopo, nel 2020. Sabato era stata la vice segretaria Paola De Micheli a ribadire la linea ufficiale del partito, affermando a chiare lettere che l'unica opzione in campo, per Zingaretti, sono le elezioni anticipate: "Non esistono le condizioni politiche - ha spiegato - per un altro governo, almeno con il Pd". Per corroborare il proprio ragionamento, la De Micheli ha battuto su un tasto su cui tutti i componenti del gruppo dirigente del Nazareno stanno insistendo da quando e' esplosa la crisi, e cioe' il documento approvato nell'ultima direzione alla fine di un pressing vittorioso operato proprio dai renziani e da Carlo Calenda, che escludeva in modo perentorio qualsiasi eventualita' di una collaborazione coi penstastellati e l'alternativa ad elezioni, in caso di caduta del governo gialloverde. Nonostante cio', e nonostante la sdegnosa replica di Matteo Renzi a Salvini all'accusa di "inciucio" coi Cinquestelle, nel Pd la linea propugnata dal segretario non sembra godere di un consenso granitico. Al contrario, gli esponenti non di stretta obbedienza zingarettiana della maggioranza sembrano guardare favorevolmente all'ipotesi di un governo di transizione che allontani Matteo Salvini dal Viminale e metta i conti in sicurezza, in vista della sessione di bilancio. Tra questi, e' venuto allo scoperto l'ex-sindaco di Milano ed attuale eurodeputato Giuliano Pisapia, che in un'intervista ha dichiarato di desiderare un esecutivo "che deve rimanere in carica solo pochi mesi per lavorare su due o tre punti qualificanti".
Il dialogo Franceschini-Fico, il ruolo nell'ombra di Gianni Letta
Il renziano Luigi Marattin lo dice chiaro e tondo: "La nostra priorita' e' evitare l'aumento dell'Iva. Per evitarlo siamo disposti a parlare con tutti, ma con questo obiettivo per poi tornare alle elezioni". Dunque nel Pd, allo stato, coabitano tre anime: la maggioranza zingarettiana che chiede il voto subito, i renziani che temono che il voto consegni il paese a Salvini e vorrebbero mettere in campo un'operazione piu' ampia e la parte non zingarettiana della maggioranza che, a priori, non esclude un dialogo con M5s, tanto che c'e' chi giura di aver visto Franceschini dialogare fitto fitto con Roberto Fico, anche se tutti smentiscono, mentre voci insistenti parlano di un ruolo di Gianni Letta nelle trattative tra Pd e M5s. C'e' infine anche chi e' pronto a garantire che i fautori del voto "non subito" o "non a tutti i costi" siano, all'interno dei gruppi parlamentari, maggioranza rispetto a chi la pensa come Zingaretti: "Con Di Maio un governo non possiamo farlo - osserva un esponente leale al segretario - ma il 75% del Parlamento non vuole il voto anticipato. Servirebbe un progetto politico che non si riduca a non far andare Salvini al voto". Il capogruppo alla Camera Graziano Delrio, inoltre, in un'intervista al Mattino, riponendo piena fiducia nel Capo dello Stato, ha implicitamente sollevato un tema che sta facendo breccia su molti parlamentari del Pd, e cioe' quello di organizzare una strategia politica capace di evitare che un Parlamento sovranista scelga il prossimo inquilino del Quirinale.