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Politica
Green Pass, caos sulla doppia verifica in azienda: "Difficile applicarla"

Si avvicina la data fatidica del 15 ottobre, in cui scatta l’obbligo di possesso ed esibizione del green pass per accedere nei luoghi di lavoro. Ma arriva l’allarme dei giuslavoristi circa l’applicabilità effettiva della misura, soprattutto nei casi particolari, e comunque diffusi, che riguardano alcune categorie di autonomi, titolari di contratti esterni (anche di formazione o volontariato) o “trasfertisti”.

La norma contempla infatti per loro la doppia verifica: quella del datore da cui dipendono e quella del datore o committente presso cui svolgono la prestazione. Tuttavia, la confusione applicativa regna ancora sovrana a una settimana dall’entrata in vigore. Nel caso dei lavoratori che operano per lunghi periodi in trasferta presso aziende clienti – pensiamo ad esempio ai contratti di manutenzione o a categorie come i capi cantiere, gli informatori farmaceutici o gli agenti di commercio dipendenti – e che dunque risultano di frequente assenti dalla propria sede, come si fa ad effettuare il doppio controllo di un eventuale green pass da tampone, dunque soggetto a scadenze e rinnovi continui?

Stando a quanto apprende Affaritaliani, era circolata in ambienti tecnici l’idea della foto o dello screenshot del QrCode da inviare al proprio datore per la verifica. Ma la norma non consente la registrazione e la conservazione del green pass: su questo punto, benché il Garante della privacy non si sia ancora pronunciato, è difficile che possa arrivare un via libera.

Anche perché l’addetto al controllo che entri in possesso della carta verde di un compagno di lavoro potrebbe farne usi impropri (ad esempio, se si trattasse di un no vax, potrebbe servirsene per accedere in luoghi che gli sono interdetti). È dunque possibile che rimanga realmente attuabile solo il controllo da parte del datore-committente che fruisce del servizio e che poi comunica eventuali irregolarità al datore vero e proprio.

Tuttavia, su questo punto andrebbe modificata in corsa la norma primaria, eliminando il principio della doppia verifica. “In effetti è di difficile applicazione – spiega ad Affaritaliani Gianluca Donati, giuslavorista e senior partner dello Studio Donati – Dal punto di vista dell’equilibrio dei principi costituzionali, comunque, è interessante osservare, su un piano strettamente tecnico, come in questa fase di emergenza pandemica il diritto alla salute stia prevalendo verticalmente su altri diritti fondamentali quali il lavoro o l’equa retribuzione, mentre di norma vige un bilanciamento orizzontale”.

C’è da dire che il problema potrebbe essere aggirato con un’applicazione Ict allo studio di Sogei che consentirebbe la verifica asincrona (quindi evitando le code all’ingresso) del green pass attraverso la tessera sanitaria e il codice fiscale ad essa agganciato. Come confermano fonti del Mef ad Affaritaliani, in questo modo i controlli sarebbero anonimizzati e potrebbero svincolarsi dall’obbligo quotidiano. In ogni caso, è atteso un parere della Privacy sullo strumento messo a punto dalla società Ict del ministero dell’Economia. 

Altre situazioni paradossali, comunque, potrebbero generarsi in un comparto fondamentale come la logistica. Il carico e scarico delle merci che viaggiano su gomma, da cui dipende gran parte dell’economia italiana, è spesso svolto da autisti provenienti da Paesi in cui non vige il green pass.

Questi potrebbero dunque trovarsi costretti a restar fuori dai magazzini delle imprese presso cui prendono o lasciano i prodotti e magari dovrebbero restare chiusi a bordo dell’automezzo, mentre il personale dell’azienda committente carica e scarica le merci.  “Per adesso abbiamo solo la bozza delle linee guida applicative che riguardano il lavoro pubblico – chiosa Donati – ma è auspicabile che arrivino prontamente chiarimenti anche per il settore privato. Le grandi aziende hanno bisogno di organizzarsi e non possono certo far tutto il 14 ottobre”. 

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