Politica
Green Pass, Italia paralizzata. Cresce il rischio caos: supermercati vuoti e..
Green Pass obbligatorio per lavorare, Italia caso quasi unico al mondo. Gli errori di Draghi, Lamorgese, Pd e Forza Italia rischiano di bloccare il Paese
La decisione del governo italiano di rendere obbligatorio il certificato verde Covid-19, il famigerato Green Pass, non solo per entrare in luoghi come ristoranti o cinema, ma anche per tutti i lavoratori pubblici e privati, è tra le più restrittive al mondo. Un caso praticamente unico in Europa. Ma la linea decisa dal premier Mario Draghi e dalla ministra Luciana Lamorgese, e sostenuta soprattutto dal Partito Democratico e da Forza Italia, rischia seriamente di mettere in ginocchio il Paese con gravissime conseguenze per la vita dei cittadini. Il timore sempre più forte è quello del blocco degli approvvigionamenti con scaffali vuoti nei supermercati e razionamento della benzina. Il nesso c’è, ed il motivo è semplice. Il 90% delle merci in Italia viaggia su gomma e alcuni autisti (molti dei quali stranieri) sono sprovvisti di certificato verde.
IL CASO DEI PORTI: LA PROTESTA DA TRIESTE A TUTTA ITALIA
"Come si fa a bloccare un porto che non è mai stato così in attività e che ha bisogno di ulteriore credibilità perché sarà destinatario di mezzo miliardo del Pnrr?". Se lo chiede Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità portuale di Trieste che si sente messo in discussione da quegli stessi 'camalli' che giusto un anno fa, a gran voce, si erano adoperati per la sua riconferma. Il 'certificato verde' sul posto di lavoro sta mettendo in crisi relazioni industriali consolidate in questo angolo di Nord Est e la protesta minaccia di bloccare tutto il sistema dei porti italiani, o quasi.
E a fermare la logistica non saranno solo i 200 che qui lavorano, ma tanti altri no-vax che raggiungeranno la città. La verità è che i portuali di Trieste non vogliono saperne del Green pass. Chiedono i tamponi gratuiti. Il loro coordinamento continua a raccogliere attestazioni di solidarietà da tutto il Paese. Una richiesta tira l’altra, in un perenne ultimatum che ha fatto di questo caso il simbolo di una protesta destinata a tenere banco almeno nelle prossime 48 ore. Il portavoce della rivolta no-Green pass triestina si chiama Stefano Puzzer e dice chiaramente che non basteranno neppure i tamponi gratis. "Venerdì ci aspettiamo a Trieste 30mila persone e sarà picchetto ad oltranza – ha dichiarato ai giornalisti –. A noi dispiace bloccare il porto ma non bastavano più i cortei".
Poi aggiunge: "Speriamo che il segnale arrivi in Europa, speriamo che l’Europa faccia togliere questo Green pass". L’obiettivo è aggregare a Trieste altri scali-simbolo, come Genova e Gioia Tauro, dove però la mobilitazione non è data per scontata. Cosa accadrà domani? "In effetti, prevediamo un blocco del porto a Trieste che sarà in parte attuato dai lavoratori portuali – ammette il presidente del-l’Autorità, D’Agostino –. Abbiamo tanti portuali che vogliono andare a lavorare ma purtroppo non ci andranno perché di fronte ai varchi d’ingresso ci saranno molte altre persone che non hanno nulla a che fare con il nostro porto". Una situazione che potrebbe portare alle dimissioni dello stesso presidente, se il blocco dovesse proseguire a oltranza. Intanto Capodistria e Fiume sono pronte a subentrare nelle attività, qualora Trieste si fermasse più a lungo. "A differenza degli altri porti italiani qui la concorrenza è vicina, i container – conferma il rappresentante dei principali terminalisti, spedizionieri e agenzie marittime, Stefano Visintin – andranno nei porti vicini dove non esiste il Green pass".
AUTOTRASPORTATORI IN RIVOLTA