Politica
Grillo e il sogno del governo

Di Pietro fa anticamere da 4 anni
Beppe Grillo lo sa il suo Movimento è chiamato ora al grande salto. Se non ora fra poco e cioè alle prossime elezioni in un intervallo temporale di un anno, dal giugno 2017 a quello 2018.
Adesso è posizionato intorno al 30% come, più o meno, gli latri due poli e cioè destra e sinistra ma la possibilità c’è.
Una possibilità teorica e virtuale. Molto dipenderà da quello che succederà a Roma con l’incapace sindaco Raggi e aveva la ragione la taverna a dire che c’era un complotto per farli vincere.
Che se non fosse stato per Roma Grillo avrebbe il vento in poppa e solcherebbe felice pirata i mari della politica nazionale e internazionale.
L’Appendino a Torino (una delle sindache più stimate d’Italia) sta lì a confermarlo.
Invece no.
La iattura Raggi sta a lì a rappresentare il lato oscuro del Movimento e cui quello che potrebbe accadere all’intera Italia qualora Grillo ce la facessi a vincere le elezioni politiche.
Dunque si tratta di un problema di classe dirigente inevitabile in un movimento che non solo ha avuto una crescita tumultuosa ma che è sempre stato pervicacemente chiuso ad iniezione esterne di classe politica.
Il caso più eclatante è la chiusura e il respingimento che Grillo ha fatto di Di Pietro che ancora non se ne rende conto e come un amante deluso insegue la promessa sposa in maniera patetica da ormai ben quattro anni.
La vera sfida del Movimento Cinque Stelle ora è trovare gente che sappia governare senza tentare più esperimenti disastrosi come è successo a Roma con la Raggi.
Inoltre, come in tutti questi tipi di movimenti di stampo populista, sospesi ambiguamente tra destra e sinistra, ci sono al suo interno fazioni in irriducibile lotta per il potere.
Grillo deve anche pacificare e amalgamare nella diversità. Un compito difficile ma l’unica strada possibile per il governo.