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Politica
Cancel culture, Sangiuliano e la battaglia per tutelare l’identità nazionale
Il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano

Sangiuliano cambia il Tusmar 

La notizia è passata un po’ in sordina ma è rilevante. Il Tusmar, Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, è stato cambiato dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che così si esprime a proposito: “Mi sembra una grande battaglia di civiltà. La cosiddetta cancel culture è una barbarie che significa cancellare l’identità e la storia. Noi non siamo dei soggetti così capitati per caso. Ciascuno di noi ha un dna collettivo che è la storia della nostra nazione, della nostra cultura”.

Fin dall’inizio del suo mandato il ministro ha combattuto la “mania woke” e cioè la riscrittura, revisione e cancellazione di autori e testi che fanno parte del patrimonio culturale occidentale, un rischio per la libertà di pensiero e di espressione che è stato più volte segnalato. Ci troviamo infatti immersi in un clima culturale che è dominato da una minoranza che impone la visione del mondo alla maggioranza. Basti pensare solo al decreto Zan che fortunatamente non fu approvato o a certe recenti degenerazioni di forme estremali di femminismo aggressivo ed intollerante pur in un quadro di giusta rivendicazione di parità di diritti.

Oppure alle bravate di Ultima Generazione che stanno alienando il consenso ad un problema importante come quello dei cambiamenti climatici. Chiunque dica qualcosa che non è nel mainstream dominante viene emarginato, attaccato, marginalizzato, insultato. E non ci si ferma qui. Infatti il woke sta infiltrando le istituzioni mondiali e nazionali, mettendo a tacere il dissenso e ponendo di fatto un bavaglio anche ai media.

Si pensi agli americani che abbattono le statue di Cristoforo Colombo considerato un colonialista oppure allo studente di colore che fece una causa alla casa editrice del fumetto “Tintin in Congo” per una storia anteguerra. Fortunatamente l’azione legale venne archiviata ma resta il fatto grave di provare a demolire giornalmente i capisaldi dell’identità culturale dell’Occidente, decontestualizzando gli eventi storici. Ricordiamo qui anche l’attacco alla favola di Biancaneve per i suoi contenuti supposti maschilisti.

Scrive La Verità: “Gli sforzi  per sensibilizzare il grande pubblico su questi pericoli, inclusa la censura hanno ora trovato concreta applicazione nel Tusmar. Il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici: legge che disciplina le funzioni di regolamentazione, di vigilanza e sanzionatorie che riguarda radio, televisioni e piattaforme digitali. In una parola: tutti i media audiovisivi. Il testo del Tusmar, che viene periodicamente aggiornato in base alle norme europee in materia, era stato modificato l’ultima volta nel 2021. Ma ora, appunto, il governo Meloni ha pronto un testo aggiornato, che prossimamente verrà pubblicato in Gazzetta ufficiale”.

Mario Bozzi Sentieri così si esprime a tal proposito: “Cancel culture, la censura ha tante facce. La più evidente quella finalizzata al controllo sociale diretto, in grado di limitare la libertà d’espressione. Nella Russia sovietica, già dal 1917, era una componente essenziale del Regime. Fino ad arrivare a contare, negli Anni Sessanta, su un apparato di 70.000 funzionari, collegati al Kgb (il Comitato per la Sicurezza dello Stato): il servizio segreto. Un’altra forma di limitazione della libertà d’espressione è quella dell’autocensura, cioè della scelta di non menzionare certi argomenti. Si tratta di una forma “dolce” di censura. È subdola, nascosta, subliminale, si può dire. Non ha bisogno di apparati polizieschi. Non imprigiona fisicamente le persone, ma le incatena a livello inconscio”.

Anche il presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi, che è per definizione un moderato, ha plaudito all’iniziativa del ministro: “Un plauso al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per aver introdotto nel Tusmar una norma contro la Cancel Culture, una pericolosa forma di negazionismo, revisionismo e cancellazione di storie, identità, simboli culturali. Una tendenza che, soprattutto negli Usa, sta provocando danni culturali, storici e sociali enormi, basti pensare alla distruzione delle statue di Cristoforo Colombo. Il passato va storicizzato e non letto con le categorie di oggi. Sembra una banalità, ma c’è chi pretenderebbe di riscrivere la storia partendo dalle opinioni e non dai fatti”.

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