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Politica
"Inchiesta contro la Massoneria è caccia alle streghe", condannato Cordova
Stefano Bisi
Lapresse

Agostino Cordova citava, dunque, in giudizio il Grande Oriente d’Italia asserendo che: “detto articolo riportava le dichiarazioni fatte dal Gran Maestro del GOI Stefano Bisi in data 7/4/17 nel discorso fatto nella Gran Loggia di Rimini, secondo cui Cordova avrebbe messo alla berlina i massoni” e chiedendo che venisse accertata la responsabilità per diffamazione aggravata e pronunciata così la relativa condanna al risarcimento dei danni.

Si costituiva in giudizio il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, in persona del Gran Maestro Stefano Bisi, per resistere alla domanda sul presupposto che dette espressioni, purcertamente aspre, severe e forti, rientravano, comunque, nell’esercizio del legittimo diritto di cronaca – critica, in quanto rispettose della verità dei fatti, della continenza espressiva e pienamente rispondenti all’interesse pubblico di esatta conoscenza di noti fatti giudiziari. Le superiori deduzioni venivano assistite da copiosa documentazione costituita da atti giudiziari, parlamentari e del CSM nonché da stralci di noti best seller ed altre coeve pubblicazioni. 

In particolare, veniva dimostrato che dette espressioni aspre e forti rivolte avverso la nota indagine contro il GOI, trovavano, invero, piena rispondenza, in primis, nelle ragioni tecnicamente espresse nel decreto di archiviazione e in secundis nei fatti storici antecedenti  e successivi che ne avevano confermato l’esattezza.  
Il Giudice, manifestando piena adesione alle tesi difensive del GOI, ha statuito che: “La critica generale che emerge dall’articolo certamente si esprime con toni forti ma senza mai riferire fatti non veri o comunque aspetti dell’indagine mai affrontati prima dall’opinione pubblica tenuto conto del grande numero di articoli giornalistici che hanno menzionato tale iniziativa giudiziaria  e della grande eco mediatica che ne era scaturita anche ad interrogazioni parlamentari ed alla istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta“.

Il GOI ha puntualmente sostenuto che ben può la critica far uso di espressioni gergali severe ed aspre purché rispettose della verità dei fatti, ossia in questo caso, rispettose delle ragioni dell’archiviazione; sicché il concetto giuridicamente espresso nel citato decreto di archiviazione secondo cui in quell’inchiesta furono ricercate  e raccolte mere notizie e non notizie di reato, così come previsto dall’art. 330 del codice di rito penale,  ben può essere espressa nella critica con la espressione “caccia alle streghe” o altre similari di uso comune contenute nell’articolo de Il Dubbio.

Il Giudice Civile, sul punto, ha statuito che: “nel caso di specie, va rilevato che il riferimento ai provvedimenti giurisdizionali che vengono citati nell’articolo in esame sono, come detto, sempre puntuali e mai le frasi utilizzate, seppur caratterizzate da gergo giornalistico (come nel caso di ‘passare la palla’ con riferimento al trasferimento della competenze a Roma o ‘caccia alle streghe’) finiscono per alludere a comportamenti illegittimi posti in essere dal Procuratore Cordova … è da evidenziare, infatti che in alcune parti dell’articolo certamente la critica all’indagine che ha riguardato la Massoneria è più aspra, come laddove si parla di marchio d’infamia, ma tali affermazioni non vengono rivolte direttamente alla persona del dott. Cordova ma in generale all’indagine in sé ed alle conclusioni cui è giunta“.

In conclusione, il Giudice adito ha statuito che: “dall’analisi sin qui svolta è chiaro che non sussista la denunciata diffamazione in quanto il contenuto dell’articolo è globalmente veritiero, seppur con qualche inesattezza non rilevante, il linguaggio utilizzato non è mai sconveniente, offensivo o pesantemente allusivo ed, infine, la notizia riportata e la complessiva ricostruzione della vicenda giudiziaria è certamente di pubblico interesse tenuto conto della risonanza già avuta in passato dall’indagine iniziata dal Procuratore Cordova“.  

Pronunciata la soccombenza dell’ex Procuratore Capo Agostino Cordova, questi è stato condannato alle spese in favore del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani.
 

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