Politica
L'incubo elezioni (ri)unisce Pd-M5S-Iv. I grillini fingono di chiudere a Renzi
Governo, costruttori al palo. Si ingarbuglia la crisi di governo. Inside
La notizia del giorno è il documento firmato dai deputati e dai senatori dei due gruppi parlamentari di Italia Viva nel quale si chiede una "soluzione politica di respiro" visto "lo stallo istituzionale di questi giorni, la difficile situazione sanitaria e i drammatici dati economici del nostro Paese". Va subito detto che non si tratta affatto di una sconfessione di Matteo Renzi, ma è lo stesso ex premier ed ex segretario Dem che non ha voluto parlare in prima persona ma ha deciso che fossero in gruppi nella loro coralità, anche per dare all'esterno un segnale di unità, a esprimersi.
Renzi ha deciso di non parlare direttamente anche perché pochi minuti prima del documento di Iv era arrivata l'ennesima 'bomba' dal Movimento 5 Stelle con il capo politico, Vito Crimi, che lapidario dichiarava: "Leggiamo dichiarazioni e interviste di esponenti politici ancora convinti che ci sia spazio per ricucire con Renzi. Questo nonostante le mie e le nostre affermazioni nei giorni precedenti siano state chiarissime in tal senso. Allora lo ribadisco, a scanso di ogni equivoco: per il Movimento non ci sono margini per ricucire con Renzi, la porta è definitivamente chiusa".
Tranchant, netto, chiaro, inequivocabile. Anche se, spiegano fonti del Pd, quella di Crimi sembra più un'uscita concordata con Luigi Di Maio per tenere a bada il riottoso Alessandro Di Battista che da giorni sta facendo fuoco e fiamme per cannoneggiare l'eventuale, remoto ma non impossibile, ritorno con Italia Viva. Il tutto si lega a stretto filo alle difficoltà nella costruzione del gruppo dei 'costruttori-responsabili', soprattutto a Palazzo Madama, dove servono almeno 8-10 senatori 'nuovi' per mettere al riparo la maggioranza dopo il magro risultato di 156 sì alla fiducia di martedì scorso.
Il Presidente Sergio Mattarella, pressato dal Centrodestra che in un incontro al Quirinale ha chiesto le elezioni anticipate per uscire dall'impasse, ha chiesto a Palazzo Chigi tempi celeri per la costruzione di una maggioranza politica chiara e non raccogliticcia e precaria. Ma la bufera giudiziaria che ha investito l'Udc e l'ormai ex segretario Lorenzo Cesa ha chiuso una strada, quella dei centristi cattolici post-democristiani. Restano eventuali transfughi da Forza Italia, ma le interviste di Affaritaliani.it a Tiraboschi, Minuto e Vitali dimostrano che al momento può arrivare poco o niente. Anche perché Silvio Berlusconi ha deciso di scendere in campo in prima persona per esercitare una fortissima moral suasion sui parlamentari azzurri 'dubbiosi' per convincerli a non sostenere l'esecutivo giallo-rosso.
Più si chiude la porta dei 'costruttori-responsabili' più si apre quella delle elezioni anticipate, evocata oggi anche dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e dirigente del Pd Andrea Martella, dopo che era stato ancora una volta Andrea Orlando a non escludere le urne. Renzi teme fortemente il voto, che in questo momento potrebbe farlo scomparire dal Parlamento, e quindi intuendo che la quarta gamba non decolla manda avanti i suoi deputati e senatori per lanciare l'ennesimo appello al dialogo, proprio per cercare di dribblare i veti sul suo nome, che arrivano ufficialmente da Crimi e soprattutto dalla corrente del ministro Franceschini all'interno del Pd.
Il leader di Iv, in sostanza, vuole comunicare ai tanti parlamentari grillini e Dem che temono di perdere per sempre la poltrona che lui c'è e che si può tentare di ricostruire l'alleanza. In cambio di una forte discontinuità sui programmi e sulla squadra, quindi con un corposo rimpasto, Renzi non esclude di accettare il Conte ter e quindi, pur di evitare il pericolo elezioni, accantonerebbe l'idea di un altro presidente del Consiglio che fino a qualche giorno fa sembrava alla base della sua strategia politica.
Lo spettro del voto però agita anche una fetta importante dei Dem, in particolare gli ex renziani rimasti dentro di Base Riformista che in caso di voto verrebbero inevitabilmente falcidiati in sede di preparazione delle liste elettorali da parte del segretario Zingaretti. Ed ecco subito la contromossa rispetto a Martella: "Nessun ammiccamento diretto o indiretto alle elezioni anticipate, come arma finale, può essere una mossa politica utile e nell'interesse del Paese in questo momento", scrivono i senatori del Pd Gianni Pittella, vicepresidente deL gruppo, Dario Stefàno, presidente della commissione Politiche UE, Tommaso Nannicini, e Francesco Verducci, vicepresidente della commissione Cultura.
Fonti vicine a Zingaretti sono convinte che ad accarezzare l'idea delle urne inizi a essere seriamente il premier, sia per lo stallo sui 'costruttori-responsabili' sia perché non intende assolutamente riallacciare con i renziani e con Renzi. Gli ultimi sondaggi di Alessandra Ghisleri danno il M5S guidato da Conte in forte rialzo fino al 20% con i Dem in calo di 3-4 punti intorno al 15%. Un'ipotesi che il presidente del Consiglio starebbe prendendo in seria considerazione vista anche la sua popolarità e fiducia ancora estrememente elevate. Un modo per togliersi di dosso l'appellativo di 'avvocato' che pochi giorni fa in Aula hanno utilizzato in modo denigratorio Giorgia Meloni e Matteo Salvini.
Ed ecco perché in molti in casa Pd faranno di tutto per evitare il voto, visto che con il Rosatellum e i collegi il rischio è quello di non andare oltre 50 deputati e 25 senatori, nonostante le uscite di Orlando e Martella. E alla fine, a microfono rigorosamente spento, anche dal M5S, malgrado le parole di Crimi, garantiscono che non è affatto esclusa la strada che porta alla ricomposizione della maggioranza con Italia Viva, con Renzi e la Boschi che probabilmente farebbero un passo di lato, pur di scongiurare l'incubo delle elezioni.
Anche perché Conte alla guida dei 5 Stelle non piace a Di Maio, che finora ha indirizzato le scelte del Movimento, senza considerare il problema nella compilazione delle liste, tra il posto da trovare per i fedelissimi del premier e la mannaia del vincolo del doppio mandato che taglierebbe la strada a moltissimi big pentastellati, a partire proprio dal ministro degli Esteri e dal capo politico. Ecco perché la strada verso Renzi, anche se declinata come 'i parlamentari di Iv', è ancora aperta. Altrimenti si vota. E l'incubo urne (ri)mette insieme buona parte del Pd, M5S e renziani.