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Politica
Elsa Fornero dà del neofascista a Salvini

Elsa Fornero è stata una delle peggiori ministre del Lavoro della storia repubblicana ed ha prodotto una terribile riforma pensionistica con il governo Monti per assecondare le voglie e i voleri di Bruxelles.

Ha prodotto ansia, angoscia e disperazione sociale in milioni di italiani ed ora, non paga di quanto fatto istituzionalmente, impreca contro il vicepremier Matteo Salvini definendolo “spregiudicato e neofascista”, come lo stesso Ministro dell’Interno ha riportato poco fa su Twitter.

Se il primo aggettivo, e cioè “spregiudicato”, può essere anche accettabile ed in un certo senso anche positivo, perché significa volontà di agire dopo decenni di immobilismo, sul secondo invece commette un grave atto di supponenza e tracotanza.

Dare del “neofascista” a qualcuno dovrebbe essere un reato e Salvini dovrebbe agire in tal senso tutelandosi.

Ma a parte questo, resta il fatto che ancora ci sia in giro il mantra del “fascismo”, un contenitore in cui gli italiani mettono tutto quello che non gli piace.

C’hai il gilet giallo? Sei fascista. Vai in vacanza a Natale? Sei fascista. Vorresti che i trasporti sgangherati delle nostre città funzionassero? Sei fascista. Non ti piace Asia Argento? Sei fascista. Sei d’accordo con l’intelligenza di Catherine Deneuve? Sei fascista.

Sinceramente non se ne può proprio più di questo aggettivo così stolidamente abusato che è applicabile ormai a tutto.

Allora, se Salvini vuole porre rimedio all’orribile riforma Fornero è naturalmente “fascista”, anzi “neofascista”, magari pure fondatore dei Nar, visto che ci siamo ed è meglio abbondare. Come direbbe Totò.

Ma la riforma Fornero è un caso emblematico, direi da manuale, di quello spirito globalizzante che ha portato alla distruzione di intere classi sociali come la borghesia e il proletariato. La riforma Fornero ha segnato il punto più basso della protervia tecnocratica dei signori del vapore di Bruxelles. La riforma Fornero è stata fatta per arricchire i ricconi e per impoverire ulteriormente i poveri. Tutto questo secondo l’ex ministra montiana è fascista?

Se il fascismo fosse difesa dei poveri e dei più deboli contro le ingorde mire plutocratiche di una scaltra e furba finanza ce ne sarebbe forse allora da rallegrarsene. Ma Salvini non è fascista, oltretutto la signora ex ministra non sa che guidò da giovane in Lega anche il gruppo dei “comunisti padani” e sempre in gioventù frequentò il Leoncavallo, centro sociale di sinistrissima di Milano, quasi un archetipo sociale per i ragazzi di quel tempo.

Salvini non è fascista è solo realista e “buonsensista”, di quel buonsenso di cui si è persa completamente traccia proprio grazie alla globalizzazione e ai suoi falsi miti.

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