Politica

La lezione del voto: al Sud la Lega non sfonda

di Vincenzo Caccioppoli

 

Analizzando a bocce ferme i risultati  delle Regionali forse un dato piu di altri emerge in modo chiaro e netto: La Lega al sud non sfonda..Dopo l'incredibile exploit delle europee la formazione di Salvini, infatti, ha cominciato un inesorabile arretramento, sopratutto nelle regioni del sud Italia. E questo è stato forse Il principale  fattore  che ha determinato l'inaspettata sconfitta, almeno nei numeri, in Puglia del candidato di centrodestra Raffaele Fitto. Al di là dei motivi e delle colpe di questo tracollo, che sara compito delle segreterie nazionali e locali fare, è sicuramente indubitabile che il risultato della Lega ( sotto di quasi 15 punti rispetto al risultato elettorale delle europee) è probabilmente il dato che ha detreminato la riconferma di Emiliano. Qualcuno nel comitato elettorale di Fitto, nella concitata serata di Lunedi, ha maliziosamente notato come forse in via Bellerio non si sarebbero  stracciate le vesti per la sconfitta del candidato meloniano. Immaginare, infatti, uno scenario in cui il canidato leghista in Toscana perdesse e i due candidati di Fdi vincessero, decretando cosi il trionfo di Giorgia Meloni, sarebbe stato forse troppo per la leadership di Salvini, che non appare più granitica come un anno fa. D'altra parte lo stesso leader della Lega aveva provato fino all 'ultimo a rivendicre per la Lega la candidatura in Puglia, considerato il primo avamposto per quella conquista del sud auspicata e cercata da piu di un anno. Ma poi di fronte alla fermezza della Meloni e alla sua caparbietà, obtorto collo si è adeguato, ma forse qualche scoria di quel lungo braccio di ferro deve essere rimasta a sporcare la campagna elettorale di Fitto. Molti infatti hanno notato la quasi totale evidente assenza dei vertici della Lega ( Altieri il possibile candidato leghista alla carica di governatore, nemmeno ha voluto candidarsi con Fitto) e dello stesso leader di fianco a Fitto. Un distacco non solo figurato che è parso evidente fin dalle prime battute di campagna elettorale e che ha mostrato una coalizione compatta intorno al proprio candidato piu sulla carta che nella realtà dei fatti. I risultati di queste regionali perciò forse accrescono i problemi, sempre negati, ma ormai piuttosto evidenti, che esistono sulla futura leadership della coalizione. Problema che già si era posto nella coalizione ai tempi di Berlusconi, e che lo stesso aveva risolto, operando la sintesi fra i tre partiti, “lasciando” il sud ad Alleanza Nazionale e il nord alla lega, forte comunque di un partito, come Forza Italia, ai tempi fortissimo su tutto il territorio nazionale. La situazione ora è sicuramente diversa, sia perche Fdi non è piu solo un partito a carattere regionale ( in Liguria è sopra il 12%), e sia perche la Lega non dovrebbe, o non vorrebbe, essere più un partito solo del Nord. Il sogno di Salvini però di ripercorrere le gesta di Forza Italia, sembra  svanire sotto i risultati deludenti che la Lega raccoglie nel Mezzogiorno, mentre  Fdi continua a crescere ovunque, senza però ancora riuscire ad avere quella forza elettorale per scalzare Salvini dal suo “trono”. Il ffattoppoi che Forza Italia stia piano piano scomparendo per diventare ormai un partito del tutto marginale, non fa che accrescere la inevitabile contesa fra i due. Le ultime consultazioni elettorali, non solo quelle di ieri, ma anche prima in Bsilicata e in Calabria dimostrano come il partito di Salvini sembra aver fallito la sua missione di diventare un partito nazionale, rigettandolo nel suo recinto abituale, che è sempre stato quello del Nord, con qualche allargamento al centro.  E questo per il leader della Lega che proprio sulla nuova connotazione nazionale del partito  si è giocato molto, può essere un problema sia a livello di leadership interna alla Lega, sia all’interno della coalizione di centrodestra. Come una sorta di nemesi dopo aver messo da parte la vecchia Lega Nord di Bossi, facendo molto leva sulla sua caratterizzazione regionalistica, ora rischia di dover mestamente tornare al progetto iniziale. Ma un uleriore problema per Salvini è che la Lega dura e pura vecchia maniera forse non lo vede piu come suo leader incontrastato, perche lo considera una sorta di “venduto” alla causa nazionale a scapito della autonomia vero e proprio caposaldo della Lega prima maniera. Si guarda invece ad altri leader piu rappresentativi e fedeli alle loro istanze storiche, come lo staconfermato governatore del Veneto Luca Zaia.  Dopo la delusione del fallimento del  governo gialloverde il leader della Lega, infatti, ha capito che solo allargando il consenso al Mezzogiorno poteva aspirare alla poltrona di primo ministro. Ma così non è stato ed anzi il risultato di lista nelle regioni Campania e Puglia è stato probabilmente al di sotto della peggiori aspettative. Certo la Lega resta ancorta il primo partito italiano, ma i suoi consensi si stanno erodendo anche in alcune regioni del Nord, come per esempio la Liguria. Sarà interessante adesso capire se e come il partito reggerà alla seconda sconfitta del capitano,  più grave ancora della scorsa, dove tutto sommato aveva raggiunto un risultato onorevole nella difficilissima Emilia con il 32% dei connsensi come lista e il 36% in Umbria. Ora invece col 10% in Puglia e poco più del 5% in Campania, e senza aver conquistato la difficillisma Toscana, dove la Lega si è fernata al 21,8% ( fdi al 13,5%), la sua sconfitta appare chiara e inequivocabile, soprattutto se rapportata ai risultati ottenuti alle ultime elezioni Europee, dove aveva ottenuto come partito rispettivamente il 25%, il 19% e il 31,4%.  Da oggi la Lega forse sarà probabilmente ancora piu divisa fra chi vuole rafforzare il partito al Nord aspirando al governo nazionale per portare a casa maggiori rivendicazioni per le regioni ricche del Nord e chi invece, come Salvini stesso, vorrebbe crescere e diventare un partito forte a livello nazionale. Non è un caso se proprio Luca Zaia abbia incentrato la sua campagna elettorale sulla rivendicazione della autonomia, definita da lui stesso come la “madre di tutte battaglie”. Dopo il plebiscito ottenuto per sé e per la sua lista ( che ha trplicato i voti della Lega) dai veneti, difficile allora che si possa arrivare ad un compromesso al ribasso su questo punto, come in realtà da tempo vorrebbe il Salvini nazionale. Per ora nessuno ancora mette in discussione la leadership di Salvini, anche perchè lo stesso Zaia ha ribadito di non essere interessato a quel ruolo. Ma come si sa i veri leader non si espongono mai prima, ma solitamente aspettano sornioni il momento opportuno, per entrare in gioco quando il proprio avversario è ormai logorato. Per uscire dall'impasse e dal vicolo cieco in cui rischia di essersi infilato, Salvini, forse dovrebbe inseguire una maggiore coesione proprio con i suoi alleati di coalizione, a cominciare dalla Meloni stessa, lasciando da parte per un attimo i propri interessi personali, per rafforzare l'opposizione e contrastare compatti una maggioranza di governo assai variopinta. La sconfitta in Puglia dovrebbe essere un monito per tutti: solo davvero uniti e compatti una coalizione puo aspirare a governare, anche perche sia Lega che Fdi non possono fare leva sulla storica capacità di aggregazione del Pd, grazie alla quale, trova insperate risorse e come una fenice riesce quasi sempre a risollevarsi dalle proprie ceneri.

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