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Politica
M5S, cacciato il senatore Paragone. E lui: "Sono stato espulso dal nulla"

Il 2020 per il M5S inizia esattamente come era terminato quello precedente: turbolento. Dopo mesi di tensioni con il capo politico del M5S, il Collegio dei probiviri ha infatti ufficializzato l'espulsione di Gianluigi Paragone. La misura, disposta dall'organismo composto da Raffaella Andreola, Jacopo Berti e Fabiana Dadone, è stata già comunicata al senatore, 'colpevole', tra gli altri punti, di aver votato in difformità dal proprio gruppo parlamentare sulla Legge di Bilancio. "Sono stato espulso dal nulla. C'era una volta il 33%, ora...", ha commentato a caldo sui social il giornalista varesino, contrario sin dal primo giorno all'accordo con il Pd e impegnato in una sfida quotidiana con Luigi Di Maio per quelli che definisce come delle inversioni a u sui temi pentastellati. Di certo la mossa è un avvertimento a agli altri dissidenti, una parte dei quali potrebbe confluire nella formazione 'Eco', guidata dall'ex M5S Lorenzo Fioramonti, per sei mesi ministro dell'Istruzione. Paragone era stato uno dei pontieri per l'accordo tra Lega e M5S e, dopo la formazione dell'esecutivo giallorosso, non aveva lesinato critiche anche al premier Conte per la gestione dei dossier economici. Il senatore pochi giorni fa aveva anche chiesto l'intervento die probiviri del M5S per i parlamentari che non hanno rendicontato. "Se invochi il rispetto del programma devi andare a processo. Perché sei un rompicoglioni e i rompicoglioni non piacciono più al M5S. E allora visto che ai probiviri piace il rispetto delle regole sarà bene che anch'io chieda il rispetto delle regole verso che coloro che non hanno pagato nulla -l'attacco sui social - E tutti sapevano di questa situazione". L'espulsione di Paragone era nell'aria, tanto che prima di Natale lo stesso parlamentare aveva anticipato: "Sarò giudicato dagli uomini grigi dei probiviri, devono avere il coraggio di cacciarmi perché vuole dire che il programma elettorale è una truffa". L'amore nato quasi per magia nel 2018 è durato poco più di un anno, incrinato dalla dalla rottura del Papeete di Salvini e da un mancato allineamento alle decisioni targate Di Maio non più sopportabile per i vertici pentastellati. Ora però i voti al Senato sono sempre più risicati: si prospetta un anno ricco di insidie in aula.

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