Politica
M5S, Il Fatto: "Di Maio lascia la guida". Ma è una fake news
Sorpresa nell'entourage di Di Maio stamattina davanti all'apertura del Fatto Quotidiano, che parla di un imminente addio del ministro al suo ruolo di capo del Movimento Cinque Stelle. Come Affaritaliani.it ha potuto accertare la notizia è del tutto priva di fondamento e viene considerata una fake news.
Nel Movimento Cinque Stelle si sta cercando di capire se sia una manovra interna o se provenga dall'esterno: di certo si tratta di un tentativo di destabilizzazione che nell'entourgae del ministro si ritiene provenire "come sempre dall'interno".
I collaboratori che di buon mattino hanno chiesto che cosa ci fosse di vero nella notizia e come andasse gestita si sono sentiti rispondere battute paradossali su che cosa i giornalisti che hanno dato questa esclusiva si possano essere fumati. Una risposta ironica, ma anche definitiva, che tronca sul nascere ogni possibile credibilità della notizia.
"Di Maio vicino a lasciare la guida dei Cinque Stelle". La notizia sul Fatto Quotidiano di oggi
Ma che cosa scrive Il Fatto Quotidiano nell'apertura di oggi? Secondo la testata diretta da Marco Travaglio, Luigi Di Maio potrebbe lasciare la carica di capo politico dei Cinque Stelle attorno al 20-21 di questo mese, appena eletti i nuovi facilitatori regionali del Movimento. Presto, insomma, forse prima del voto del 26 gennaio in Emilia-Romagna. Cioè prima della possibile, ennesima e preannunciata frana elettorale. Il Fatto Quotidiano aggiunge poi che un 4-5 per cento nelle urne per il Movimento in Emilia-Romagna, dove i 5Stelle sono spettatori della sfida all’ultimo voto tra Pd e Lega, sarebbe una disfatta e per Di Maio inizierebbe il milionesimo processo politico.
Secondo il Fatto, Di Maio "è molto solo, con i gruppi parlamentari che continuano a perdere pezzi (ieri sono usciti altri due deputati, Massimiliano De Toma e Rachele Silvestri) e che non gli rispondono più, divisi in gruppetti, agitati da rancori vecchi e nuovi. E gli pesa moltissimo il confronto con due interlocutori obbligati. Quello con il garante e fondatore Beppe Grillo, che ha un’altra visione da lui su quasi tutto, tanto da avergli imposto il governo con il Pd. E soprattutto il rapporto con Giuseppe Conte, il presidente del Consiglio che gli deve sembrare un Moloch, e che di certo per lui è una pietra di paragone pesante come una montagna. Ma c’è anche altro, ci sono le fortissime pressioni dei maggiorenti, molti anche di governo, che vogliono le sue dimissioni. Un pressing che nelle ultime ore si è fatto bombardamento".