Politica

M5s, il piano segreto: cacciare Raggi e candidare la nemica Lombardi nel 2018

Marco Zonetti

Se flop ai ballottaggi, i grillini pensano di stroncare Virginia e tornare al voto a Roma l'anno prossimo. E la candidata sindaco sarebbe la "Faraona"

Il ballottaggio alle elezioni amministrative potrebbe essere la pietra tombale di Virginia Raggi. Se il m5s dovesse conquistare solo 4 dei 10 comuni in lizza, si aprirebbe uno scontro interno - che a Roma è già accesissimo dopo la decisione di sospendere la consigliera comunale Cristina Grancio, già rivoltasi al super avvocato Lorenzo Borrè, ormai bestia nera dei grillini, il quale finora ha vinto tutte le cause che riguardano espulsi o sospesi dal Movimento. Con la pubblicazione delle chat che coinvolgono la sindaca con Salvatore Romeo e Raffaele Marra, i suoi ex collaboratori, e lo "stellicidio" di assessori che hanno contraddistinto la storia della sua giunta, e soprattutto le condizioni disastrose di Roma, la posizione della Raggi è quanto mai precaria e, in caso di ulteriore débacle elettorale al ballottaggio, potrebbe diventare irrecuperabile. Irreversibile, nel caso di probabile rinvio a giudizio.

Negli ultimi tempi si è fatta strada un'ipotesi ulteriormente umiliante per la sindaca, e cioè non solo quella di abbandonarla preventivamente al suo destino e toglierle il simbolo, ma tornare al voto nel 2018 in accoppiata con le politiche candidando come sindaco la nemica numero uno della Raggi, ovvero Roberta Lombardi.

Del destino della Lombardi si è discusso molto in questi mesi. Molti pensano a lei come candidata alla presidenza della Regione Lazio, che le garantirebbe un posto sicurissimo in consiglio regionale anche se dovesse essere sconfitta. La candidatura a prima cittadina della Capitale, allo stesso modo, le assicurerebbe per direttissima una carica di consigliera comunale. Blindare Roberta Lombardi e lasciar naufragare Virginia Raggi, abbandonandola al suo destino. Questa sembrerebbe la linea interna del M5s in quel di Roma. Del resto, la Lombardi è quella che definì Raffaele Marra il "virus che ha infettato il movimento". Che il giorno del suo arresto scrisse un post in cui si paragonava fra le righe a Martin Luther King, assurgendo a paladina dei valori del Movimento (e santificata anche dallo stesso Enrico Mentana). E fu lei a presentare l'esposto in Procura contro Marra... che rischiava di conquistare sempre più potere a discapito del "cerchio magico" romano, di cui la Lombardi è "Faraona" incontrastata.

Non potendo candidare a sindaco Marcello De Vito, già al secondo mandato e già candidato a sindaco nel 2013, la scelta andrebbe quindi sulla sua "fata madrina", la Lombardi, quella sconfitta alle comunarie del 2016 quando la Raggi ebbe la meglio sul suo protegé. Uno sgarbo da lavare con il "sangue". 

In uno dei periodi più neri per il M5s (i 14 grillini indagati a Palermo per le firme false; il flop colossale alle amministrative e le grane con la Raggi), Davide Casaleggio come ricorda Giampiero Timossi sul Giornale,  "è sceso a Roma per capire che stava accadendo, è risalito a Milano sconsolato. Troppe spine sono entrare in profondità nella pelle del Movimento, scatenando un'infezione a livello nazionale. E c'è una spina impossibile da rimuovere: i colloqui tra Raggi e Raffale Marra ormai dimostrano quanto il MoVimento fosse condizionato nelle scelte dal dirigente comunale poi finito in manette. È un "così fan tutti" impossibile da giustificare per i «giacobini» di Grillo. Ed è un tutti-contro-tutti e questo che rende sempre più labile il sostegno che Grillo e Casaleggio offrono a Raggi".

Un tutti-contro-tutti, ma soprattutto un duello tutto al femminile in cui ci sarà una sola vincitrice. Raggi o Lombardi? Non possiamo saperlo, ma in tutto questo sappiamo che c'è senz'altro già una perdente: Roma.