Politica

M5s nella rete: come il web è diventato il peggior nemico dei grillini

Marco Zonetti

Chat segrete, conversazioni rubate, registrazioni pirata: "la rete non perdona" il Movimento

Il m5s è caduto nella rete. Anzi, di più, ne è ormai la principale vittima. Quasi non passa giorno, infatti, senza che trapelino in rete conversazioni rubate, stralci di chat interne, registrazioni imbarazzanti che svelano le opacità e le mille faide intestine che scuotono il m5s dalle Alpi all'Etna

Appena pubblicata la conversazione (risalente al 2016) registrata fra alcuni deputati palermitani, fra cui Riccardo Nuti e Giulia Di Vita (indagati per la questione delle firme false a Palermo) e Andrea Cottone, membro del gruppo comunicazione m5s alla Camera, riguardo al candidato sindaco Ugo Forello e a sue presunte manovre poco chiare nell'ambito dell'organizzazione Addiopizzo, ecco che dal passato spuntava lo screenshot di una chat segreta in cui Roberta Lombardi chiedeva se fosse possibile licenziare l'ex collaboratore parlamentare Lorenzo Andraghetti. Quest'ultimo fu effettivamente licenziato senza giusta causa dall'onorevole pentastellato Paolo Bernini, poi condannato da una recente sentenza a risarcire l'ex collaboratore per una somma pari a settantamila euro.  

La vicenda di Lorenzo Andraghetti, reo di aver "osato" sfidare Massimo Bugani componente storico e inamovibile del cerchio magico bolognese vicinissimo a Beppe Grillo, e di cui fa parte anche l'ormai famoso Nik il Nero alias Nicola Virzì, richiama alla memoria un altro scandalo pentastellato esploso sotto le due Torri, relativo a un giro di mail trapelate in rete, per cui la stessa moglie di Nik il Nero è oggi sotto processo. Mail in cui venivano chiamati in causa Giovanni Favia e Federica Salsi, entrambi finiti vittime delle gogne a 5 stelle.

A Roma, invece, la rete non ha perdonato la vicenda delle comunarie del 2016, quelle in cui trionfò Virginia Raggi sul rivale Marcello De Vito, e fu proprio affaritaliani a pubblicare in esclusiva gli stralci della chat di consiglieri comunali e municipali che preparavano il "processo pubblico" all'oggi presidente dell'Assemblea capitolina. Sempre romana la celeberrima chat dei "quattro amici al bar", alias la sindaca Raggi, il suo ex braccio destro Raffaele Marra, il suo ex braccio sinistro Salvatore Romeo e l'ex vicesindaco Daniele Frongia; una chat i cui brani più salienti hanno infiammato per molti mesi il dibattito politico nazionale, evidenziando il ruolo di primissimo piano del dottor Marra, poi arrestato e oggi ai domiciliari, nelle politiche capitoline.

Anche in Puglia, scoppiò qualche anno fa uno scandalo relativo a presunte manovre per condizionare le parlamentarie pentastellate, putiferio mediatico scatenato dalla pubblicazione di una serie di chat segrete in cui  interagivano anche tre attivisti poi divenuti parlamentari grillini: Barbara Lezzi, Daniela Donno e Maurizio Buccarella.

"La rete non dimentica" e "la rete non perdona" erano due cavalli di battaglia del m5s prima dell'ingresso nelle istituzioni, e in rete sono stati spesso pubblicati dai grillini registrazioni e video riguardanti il nemico di turno. Ricordiamo quello "pirata", come ricorda Gabriella Cerami sull'Huffington Post, con protagonista il lobbista Antonio Iannamorelli, con tanto di sua foto cerchiata in rosso. Iannamorelli stava facendo il suo lavoro del tutto lecito, onesto e riconosciuto dalla legge, ma fu esposto alla gogna pubblica come uno "squalo" che ruotava attorno alla commissione bilancio. Sempre Cerami ricorda il vergognoso trattamento riservato alla deputata Mara Mucci, ai tempi in cui lasciò spontanemente il m5s assieme ai nove colleghi di Alternativa Libera. L'onorevole Mucci fu tacciata di voler passare a Scelta Civica, e di essere intenzionata a "farsi comprare", e il tutto sulla base di una "conversazione rubata" che non aveva nulla di compromettente se non negli occhi di chi guardava. 

Ma il grillismo in rete si esprime anche nella smania di "esternazione" e di protagonismo da parte dei suoi esponenti. Come scrive Giuseppe Giusva Ricci nel suo saggio "Nemici Politici_Pubblici Nemici", con il m5s siamo passati dall'Uomo Qualunque all'Uomo "che vuol essere Kualcuno". Indimenticabile la bufera scatenatasi sulla senatrice Paola Taverna, quando fu pubblicato lo screenshot tratto dalla pagina facebook della sorella Annalisa che, in un impeto di esternazione della propria weltanschauung, scriveva di voler "appendere la Raggi per le orecchie"? Una bagarre che costrinse la parente meno nota a ritirarsi dai social media, in cui aveva lasciato "perle" indimenticabili di "romanità verace".

La stessa Taverna che, qualche giorno fa, incolpava il Governo del calo delle vaccinazioni,quando invece nel 2016 sosteneva a Piazza Pulita (ancora una volta, la rete non dimentica e non perdona) che la diminuzione delle vaccinazioni era imputabile al fatto che la gente non credeva più all'Istituto superiore di Sanità, in quanto diffusore di "parte di verità, parte di interesse e parte di menzogne". E che dire di Luigi Di Maio che pochi giorni fa, in radio, si dichiarava convinto europeista quando invece un video pubblicato da Daniele Cinà lo mostra fiero firmatario del referendum per l'uscita dall'euro?

Recente vittima delle esternazioni su facebook, anche il deputato Manlio Di Stefano, che con un suo post, fra i tanti che ha scritto attaccando le politiche israeliane, ha attirato sulla sua pagina schiere di commenti antisemiti che potrebbero avergli compromesso la scalata alla poltrona di Ministro degli Esteri. E ha scatenato l'ilarità della rete, che ha stigmatizzato la natura "ondivaga" delle istanze del m5s, anche il sostegno di Di Stefano al neo-presidente francese Emmanuel Macron dopo la vittoria di quest'ultimo - sostegno subito edulcorato in un commento dell'onorevole pentastellato nello stesso post, dopo la valanga di critiche dei pentastellati lepenisti e "anticasta" per cui Macron è considerato "brutto e cattivo".

Questi sono solo alcuni esempi di "trasparenza" ritortasi contro il movimento che la sbandierava come ariete contro la fortezza della "Casta". E, per concludere, come non si può citare i due post identici di Luigi di Maio e di Alessandro Di Battista sul caso Boschi-De Bortoli? In attesa che l'ex direttore del Corriere della Sera produca le prove effettive di quanto affermato in vista della presentazione del suo prossimo libro, una prova noi l'abbiamo: quella che qualcuno scrive i post per i parlamentari più in vista del m5s. Forse è Di Maio a scriverli per Di Battista? O è quest'ultimo a scriverli per Di Maio? O esiste una terza persona a scriverli per entrambi? Ed è concepibile e "normale" che due persone adulte, parlamentari e con velleità di arrivare al Governo possano pubblicare lo stesso scritto senza minimamente inserire la propria opinione personale al riguardo? 

Sì, è vero, la rete non dimentica e non perdona. I grillini soprattutto.

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