Politica

M5s, oltre che da Grillo Conte si guardi da Travaglio…

Di Pietro Mancini

Il M5S non può avere un capo politico. Perché ha un padrone, Beppe Grillo,.

Conte -a cui non sta giovando il sostegno di Travaglio, che non salvò dal flop Ingroia- se ne andrà dal M5S, o alla fine si dovrà tenere l’ingombrante Grillo, recependo la mediazione di Gigino Di Maio.

Come i grillini hanno Beppe, Forza Italia ha Berlusconi. E, in passato, il PD Renzi, il PSI Craxi e AN Fini.

Questi partiti e movimenti  sono stati, sempre, identificati, dagli elettori e dagli iscritti, con i loro “padroni”. Ed entrano in crisi, nelle fasi del declino, inevitabile, dei fondatori. 

Grillo, Berlusconi, Renzi, Craxi (come, in Francia, oggi, Macron e ieri Mitterrand) hanno pagato, e fanno pagare, ai loro partiti prezzi molto elevati, in concomitanza con il crollo dei consensi e il tramonto delle loro, in passato, forti leadership. Alle crisi contribuiscono gli errori per non aver favorito l’ascesa di dirigenti credibili, in grado di sostituirli, privi di carisma, ma con autorevolezza. 

Non lo hanno fatto perché, durante le lunghe epoche delle loro egemonie incontrastate, i capi non hanno tollerato la democrazia, il confronto  e i dissensi interni. E non hanno privilegiato i meriti e le capacità politiche dei dirigenti. Ma hanno promosso, anzi cooptato, costoro, in primis, sulla base dell’obbedienza, assoluta, ai leader.