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Politica
Mancate zone rosse, l'ipotesi avviso a Speranza agita la politica. Dimissioni?

Manca zone rosse nella Bergamasca, fanno discutere le parole del procuratore capo di Bergamo, Antonio Chiappani

"Il ministro Speranza non ha raccontato cose veritiere, anche questo dovremo valutare". Il procuratore capo di Bergamo, Antonio Chiappani, contattato dal quotidiano Domani, commenta così le dichiarazioni rilasciate dal ministro della Salute Roberto Speranza durante la sua audizione davanti ai pm di Bergamo. L'inchiesta, annunciano i procuratori che lavorano al fascicolo, dovrebbe concludersi a breve, forse già tra qualche settimana. Mentre l'Italia e il mondo intero sono alle prese con la nuova variante Omicron, emergono nuovi retroscena sull'inchiesta del tribunale di Bergamo, che indaga sulle mancate zone rosse nella Bergamasca (Nembro e Alzano) all'inizio della pandemia.

La politica si interroga e in Parlamento sono in molti a chiedersi che cosa accadrebbe nel caso in cui un avviso di garanzia arrivasse al titolare della Salute. A fare le barricate uscendo allo scoperto è Stefano Fassina, deputato di Leu e collega di partito di Speranza. L'economista di sinistra dichiara categorico ad Affaritaliani.it: "Dimissioni per un avviso di garanzia? Follia giustizialista. Un piano pandemico fermo al 2006. Uno tsunami sconosciuto. Presidenti di regione autoreferenziali. Esperti divisi e disorientati. Assurdo e totalmente strumentale ogni riferimento a eventuali dimissioni". Parole chiarissime.

Dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle, alleati di Leu, nessuno parla a microfono acceso ma da fonti qualificate di entrambi i partiti il segnale che arriva è quello della massima prudenza. "Certo, dipenderebbe dalle accuse, ma tendenzialmente lo difenderemmo", spiegano sia dal Nazareno sia dal movimento guidato da Giuseppe Conte. Per quanto riguarda Forza Italia, la parola d'ordine in questi casi è il garantismo, chiunque sia il politico interessato. Non solo, gli azzurri, che puntano sulla candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale e su Draghi premier fino al 2023, hanno come bandiera politica la stabilità di governo e, di conseguenza, farebbero di tutto "per spegnere gli incendi e non accenderli", come spiega un deputato di lungo corso. Lo stesso ragionamento fatto per Forza Italia vale anche per i renziani di Italia Viva e gli altri gruppi centristi in Parlamento.

Restando nel Centrodestra l'imbarazzo sarebbe della Lega, che certamente non ha in Speranza un alleato ma che non può terremotare il governo. Il senatore Armando Siri e il deputato Claudio Borghi, due leghisti in prima fila nella critica al Green Pass (anche prima che diventasse Super) non commentano assolutamente, mentre fonti del Carroccio sottolineano come la decisione spetterebbe solo e soltanto a Matteo Salvini. Ma, ragionano in Via Bellerio, se dal punto di vista giudiziario potrebbe valere il garantismo, potrebbe anche subentrare - in base ovviamente alle eventuali accuse - una questione di opportunità politica.

In sostanza, non è escluso che sia il presidente del Consiglio Draghi a intervenire per facilitare un cambio alla guida del dicastero della Salute. Ipotesi, comunque, che resta sullo sfondo come extrema ratio. Infine, scontata, sarebbe la reazione di Fratelli d'Italia. Dal partito di Giorgia Meloni, nel caso di avviso di garanzia a Speranza, scatterebbe un secondo dopo la richiesta di dimissioni. Che, politicamente, farebbe aumentare l'imbarazzo della Lega e spaccherebbe ulteriormente il Centrodestra.

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