Politica
Mani Pulite, Di Pietro ad Affari: "Tangentopoli? C'è ancora. Ecco perchè"
Di Pietro e Mani Pulite
A 25 anni da Mani Pulite iniziata con l’arresto di Mario Chiesa che Bettino Craxi definì un “mariuolo isolato” ho intervistato Antonio Di Pietro su questa esperienza.
D: Come è cambiata la corruzione dai tempi di Mani Pulite?
R: Rispetto a quei tempi possiamo dire che il sistema corruttivo si è in un certo senso “ingegnerizzato” e cioè si è evoluto in altre forme per garantire a chi lo usa maggiore impunità.
D: Ma in questa eterna lotta la Magistratura cosa ha fatto?
R: Bisogna dire che la Magistratura non ha abbassato la guardia ed infatti tutte le recenti inchieste direi quotidiane stanno lì a dimostrarlo.
D: Spesso si dice che Mani Pulite è stata una inchiesta politica. Che ne pensi a riguardo?
R: Mani Pulite non è stata affatto un'inchiesta politica ma sulla corruzione, specificatamente nella Pubblica Amministrazione. Poi alcuni politici, come è noto, sono stati presi con “le mani nella marmellata”.
D: Qualche tempo fa al Palagiustizia milanese avete rievocato Mani Pulite. Come è andata?
R: Tangentopoli è ancora qui mentre "Mani Pulite” è finita. Ora c'è desolazione da parte dell'opinione pubblica perché non crede più che possa cambiare qualcosa. In quell’incontro c’è stata un’aula vuota.
D: Tu e Piercamillo Davigo siete stati nel pool milanese una specie di gemelli del goal. Puoi spiegarmi come funzionava la vostra intesa?
R: Io ero l’uomo di sfondamento, Davigo si occupava di formulare giuridicamente i capi di imputazione. A fine giornata gli mettevo sulla scrivania una quarantina di fascicoli e gli chiedevo di formulare appunto i capi di imputazione.
Io facevo la parte più operativa, interrogatori, i confronti, l’attività investigativa. Era un pool molto ben funzionante perché ognuno aveva un ruolo specifico e vi era una armonia di fondo nell’agire insieme.
D: Che ruolo aveva Gherardo Colombo?
R: Come detto io facevo la parte più operativa e gli interrogatori, Colombo invece si occupava del riscontro documentale e dei controlli.
D: Ma prima di arrivare Mani Pulite avevi fatto altre inchieste mi pare…
R: Certo. Avevo condotto inchieste su Lombardia Informatica, Oltrepo Pavese, una sulle patenti, una sulle Carceri d’oro. Insomma sapevo già che esisteva una ampia corruzione anche prima di Mani Pulite.
D: Quali i rapporti con i media durante Mani Pulite?
R: In realtà i media appoggiarono l’inchiesta che aveva un fortissimo favore nell’opinione pubblica. Furono proprio i media legati a Berlusconi, alla Fiat e anche alla sinistra ad appoggiarci sperando in realtà che fossero fatti fuori i loro avversari. L’appoggio durò fin quando era conveniente per loro…
D: Che rapporto avevi con il Procuratore capo Francesco Saverio Borrelli?
R: Di grande stima. Ci ha sempre difeso andando anche in Tv contro il decreto Conso (ndr: nel luglio del 1993) che stava cercando di insabbiare Mani Pulite.
D: Ci fu qualcuno che tentò di fermare Mani Pulite?
R: Sul mio sito ho messo due documenti del Copasir (ndr: Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza) che dimostrano l’azione di spezzoni di servizi segreti chiamati a delegittimare l'inchiesta e i suoi protagonisti.
D: È cambiata da 25 anni fa la richiesta di giustizia?
R: Non lo è. Basta guardare cosa sta accadendo in Romania dove una serie di inchieste giudiziarie hanno scoperchiato il malaffare e l’opinione pubblica si è massicciamente mobilitata.
D: A distanza di 25 anni hai dei dubbi sulla stagione di Mani Pulite?
R: Nessuno. Rifarei tutto.