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Politica
Mariastella Gelmini ad Affari: “Tra Meloni e Draghi, so da che parte stare"
Mariastella Gelmini (Imagoeconomica)

Intervista di affaritaliani.it al ministro Mariastella Gelmini

Il patto elettorale di Azione con il Pd le era andato di traverso, però Mariastella Gelmini aveva abbozzato, contando sulla solida ispirazione liberale di Carlo Calenda. E i fatti le hanno dato ragione. “Con l’accordo siglato con Letta si pensava di dare continuità all’azione del governo Draghi, senza cedimenti populisti né sinistrorsi. Poi sappiamo com’è andata, la truppa si è appesantita e dall’agenda Draghi si è passati all’antico programma dell’Ulivo, con tutte le contraddizioni che ha comportato”, spiega la ministra per gli Affari regionali e le Autonomie. “Calenda ha fatto una scelta coraggiosa, ha dimostrato di che pasta è fatto e ha finalmente dato agli italiani una proposta liberale, popolare, alternativa alla sinistra di Fratoianni e alla destra alleata di Orbàn e Le Pen, che insiste su favole fiscali e obiettivi irrealistici. Noi di Azione mettiamo al primo posto gli italiani”.

Vi hanno chiamato “traditori”, sono arrivate parole pesanti dai suoi ex amici di Forza Italia…

“Le invettive di queste ore si commentano da sole e ad oggi posso dire che anche tutte le accuse che mi sono state rivolte riguardo all’alleanza con il Pd e la sinistra vengono finalmente smentite dai fatti. Tradire significa ‘venir meno’, ed io non sono venuta meno al patto fatto con gli italiani quando ho giurato da ministro nelle mani del Presidente della Repubblica. Non si può dire la stessa cosa di Forza Italia o della Lega, parlano i fatti: hanno mandato a casa Draghi e hanno tradito l’Italia solo per anticipare il voto di qualche mese e cercare di raggiungere Meloni nei sondaggi. Il movimento in cui ho militato per oltre 20 anni ha scelto di spostarsi a destra per inseguire Salvini, io invece sono rimasta al centro, senza mai rinnegare i miei valori liberali, popolari, moderati. E sono sempre più convinta della mia decisione, Azione è la scelta giusta”.

Ma, ministro Gelmini, è inutile girarci attorno, questo grande centro ci sarà? L’accordo con Renzi a che punto è?

“È arrivato il momento di dare una casa agli italiani che, anche senza tessera di partito in tasca, chiedono una prospettiva solida e credibile per il Paese, ponendo al centro merito, competenza, serietà, pragmatismo, buonsenso. È il lavoro al quale si sta dedicando Azione, è la strada che stiamo percorrendo con Carlo Calenda. Vedremo se anche Renzi è disposto ad affrontare con noi questa sfida e ad intraprendere con coraggio questo percorso. Dopo la pandemia e le altre emergenze di questi anni abbiamo un Paese da ricostruire, lontano dalle maglie di un sovranismo destinato a portarci alla deriva e fuori dall’Europa”.

Calenda ha lanciato la sua campagna “Italia sul serio”…

“Sì, diremo chiaramente agli italiani cosa si può fare e cosa no. La nostra unica promessa è non fare promesse irrealizzabili. Atlantismo ed europeismo, senza se e senza ma; formazione e Industria 4.0; infrastrutture, rigassificatori e termovalorizzatori dove necessario; transizione ecologica senza distruggere posti di lavoro e Made in Italy; taglio del cuneo fiscale e una mensilità in più per i lavoratori; drastica revisione del reddito di cittadinanza: le giovani generazioni chiedono più percorsi di crescita, non bonus di Stato. Questi sono i pilastri del nostro programma, la nostra campagna parte da qui”.

Che campagna elettorale sarà?

“Alla destra interessa la lista dei ministri, a noi le risposte da dare agli italiani. In questa legislatura ne abbiamo viste di tutti i colori: Fratelli d’Italia è stato all’opposizione senza mai sporcarsi le mani di fronte alle grandi emergenze che abbiamo affrontato; la Lega ha governato perfino con i grillini nell’esecutivo Conte e ora Salvini - come se non bastasse - con la complicità di Forza Italia e per puro calcolo elettorale, ha mandato a casa un governo guidato da una figura autorevole e capace come Draghi. In Europa inoltre hanno collocazioni diverse, e Fratelli d’Italia è l’unico partito a non aver votato il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. In queste settimane che ci separano dal voto, dovremo spiegare agli italiani i rischi di consegnare il Paese a una destra ambigua perfino sull’aggressione russa all’Ucraina, perché non basta scrivere ‘Ppe’ nel logo di partito per chiarire le ambiguità di questi mesi. Insomma, tra la destra di Giorgia Meloni e l’eredità di Mario Draghi io non ho dubbi, so da che parte stare e credo che anche molti italiani la pensino come me”.

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