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Politica
Mattarella riavvicina gli italiani al 'Palazzo' del potere di Pasolini
Di Pietro Mancini
 
Non un'aulica "lectio magistralis" ma un'efficace, colta, ma tutt'altro che pesante, lezione di educazione civica, moderna, quella impartita dal Sergio Mattarella, nel suo primo discorso di fine anno, agli italiani. Un 'esternazione, condotta con toni colloquiali, tralasciando politica, riforme e la polemica sulle banche, saltando le mediazioni del "teatrino romano", nel tentativo di riavvicinare milioni di italiani, che non vanno a votare, alle istituzioni. Rivolta dal più alto Palazzo romano di quel potere che, per primo, sulle colonne del "Corriere della Sera", diretto da don Piero Ottone, 40 anni fa, Pier Paolo Pasolini bocciò come avvolto da ombre e distante dalla gente comune.
 
Una conversazione, da professore, nè distaccata nè ampollosa, svolta non dalla scrivania, ma seduto sulla poltrona di un salotto del Quirinale. Da prestigioso docente universitario  e non da professionista della politica, come era, seppure tra i più stimati, Giorgio Napolitano, che esercitò il ruolo di "moral suasion" con i partiti. Mentre il nuovo inquilino del Colle ha segnalato le questioni più urgenti all'esecutivo e al Parlamento, da primo cittadino d'Italia.
 
Un messaggio, apprezzato da Renzi ( "ha parlato al cuore dei cittadini") e bocciato da Grillo e Salvini, poco politico e molto attento, invece, alla vita concreta delle persone, nel tentativo di infondere comunque fiducia. Questioni affrontate - in un monologo colloquiale, durato meno di venti minuti - con quella sensibilità sociale, che fa parte della formazione, umana e intellettuale, di Sergio Mattarella, a cui Napolitano, con stile, ha fatto gli auguri e i complimenti per il primo messaggio, dopo i 9 anni di Re Giorgio.
 
Significativa la sottolineatura del problema più sentito, quello del lavoro, insieme alla distanza del Mezzogiorno dal resto del Paese, di tematiche, che riguardano, da vicino, la vita degli italiani:  l'inquinamento delle città e il trasporto pubblico, la cura del territorio, l'evasione fiscale, la corruzione, l'immigrazione ("Oggi accogliamo, ma in passato molti italiani hanno dovuto lasciare l'Italia"), l'importanza del ruolo delle donne nella società, con l'elogio di tre italiane di successo.
 
Al governo Renzi, che ci auguriamo recepisca il monito del Colle, Mattarella ha evidenziato che quella del Sud è "una questione nazionale. Senza una crescita del Meridione, l’intero Paese resterà indietro". Parole significative, come la opportuna richiesta di maggiore severità nel combattere l'evasione fiscale: "Gli evasori danneggiano la comunità nazionale e i cittadini onesti". 
 
Giusto e commovente il ricordo di Valeria Solesin, la giovane di Venezia, vittima, a Parigi, non di un terrorismo senza aggettivi, neutro, ma di "matrice islamista".
 
Sul filo del paradosso, la replica del leader del M5S, che molti sondaggi indicano come il primo partito. Secondo Beppe Grillo, sarcastico con Brunetta e Gasparri ( "che sia un discendente di Caligola ?") i politici, rottamati e ancora in campo, "sono solo degli ologrammi, venuti male". E il bel Paese non sarebbe un '"espressione geografica", come la definiva Metternich, ma un ologramma... 
 
Forse, ascoltando il monologo grillino, Sergio Mattarella avrà commentato, ricorrendo al titolo della commedia di un suo illustre corregionale, don Luigi Pirandello : "Ma non è una cosa seria...".
 
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