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Politica
Meloni e la pipì, può un premier andare in bagno? Magari per "lavarsi le mani"
Giorgia Meloni

Meloni e la pipì, il cerimoniere di Stato Enrico Passaro che ha visto sfilare a Palazzo Chigi ben sette premier su Affari: "Ecco che cosa avrebbe dovuto dire"

*Enrico Passaro, già responsabile dell'Ufficio del Cerimoniale di Stato e per le Onorificenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha visto sfilare a Palazzo Chigi ben sette premier, da Silvio Berlusconi a Mario Draghi, passando per Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte.

 

Nel linguaggio ricercato dei cerimonieri (o cerimonialisti, se preferite) l’espressione “vorrei lavarmi le mani” sussurrata da un leader al suo addetto al cerimoniale ha un significato preciso e inequivocabile: “mi scappa, devo andare in bagno”. Allora l’uomo del protocollo, con fare discreto ed estremamente riservato, accompagna il vip alla porta in fondo al corridoio a destra (ma qualche volta anche a sinistra) per dare seguito alle supreme volontà.

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Talvolta capita, a dispetto di tutte le cautele, che la missione non rimanga del tutto segreta ed il consueto lungo codazzo di persone che di solito accompagna la Massima Autorità, continui imperturbabile a perseguire la sua preda, riuscendo ad evitare anche i patetici tentativi di fuga o di disperdere la scia umana al seguito. L’assembramento finale avviene davanti alla porta chiusa del bagno, presso la quale, con abile manovra, è riuscito agli addetti del cerimoniale e della sicurezza di far scivolar dentro il loro uomo, prima di porsi come limite invalicabile per gli zelanti accompagnatori.

Sì, è dura la vita per un cerimoniere, anche per la soluzione di queste elementari e inevitabili impellenze umane. Ma sempre, consentitemi, con la ricerca di un certo stile e la dovuta discrezione.  Figuratevi come potrebbe sentirsi il cerimoniere di fronte alla comunicazione ufficiale resa dal Presidente del Consiglio dei Ministri in carica davanti ad una platea di giornalisti, di avere l’impellente necessità di andare in bagno (sì, non a lavarsi le mani, proprio in bagno!) e pertanto di dover sospendere le domande previste. Lo abbiamo visto e sentito tutti, nell’ambito della conferenza stampa di fine anno del Presidente Meloni.

Nel Paese delle fazioni, i giornalisti stessi, i politici e l’opinione pubblica hanno immediatamente preso posizioni opposte e contrastanti nel commentare la bizzarra vicenda. Ora, analizziamo l’accaduto. C’è da dire che la conferenza stampa di fine anno del Presidente del Consiglio è una kermesse la cui durata è inferiore soltanto al Festival di Sanremo. Per lunghe interminabili ore i giornalisti di tutte le testate italiane e anche un po’ straniere, con pervicace accanimento terapeutico, interrogano il Capo del Governo su tutti gli argomenti dello scibile umano.

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Per carità, approccio legittimo da parte di chi fa questo mestiere: hanno davanti il responsabile dell’attività di governo che si presta a questo gioco e non perdono l’occasione per approfondire tutti gli argomenti della politica e dell’economia nazionale e mondiale che hanno attraversato gli ultimi dodici mesi. In una sequenza interminabile di domande e risposte è ancora una volta legittimo che qualcuno senta il bisogno di assolvere urgentemente a un bisogno fisiologico.

Se questo qualcuno è il Presidente del Consiglio si pone un problema: “Lo dico o non lo dico? E come lo dico?”. Il Presidente Meloni ha optato per dirlo e di farlo nella maniera più semplice possibile: “Devo andare al bagno!”. Può un’alta carica istituzionale essere così esplicita? C’è chi sostiene di sì, che è un omaggio alla spontaneità e alla naturalezza: “Vedi? anche lei è come noi, ha le nostre stesse esigenze (ma va?) e dice pane al pane e vino al vino”.

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Già, ribattono gli oppositori, ma non è anche questa una strategia popolaresca, studiata proprio per accattivarsi la benevolenza della gente comune? E qui si è aperto un ampio e articolato dibattito che non sappiamo quando troverà una conclusione.

Come la pensa al riguardo un uomo del cerimoniale? Dire di dover andare in bagno è più che legittimo, dichiararlo pubblicamente, non è scandaloso (c’è ben altro di cui scandalizzarsi); trovare un qualsiasi argomento alternativo per chiedere una pausa ed assentarsi per qualche minuto sarebbe stato un gesto più elegante e rispettoso.

Su questo punto credo che si debba articolare un dibattito più serio: la perdita di eleganza e di stile nei comportamenti dei personaggi pubblici. Non vogliamo esagerare ed esasperare il giudizio su questo episodio, ma in quanti comportamenti di personaggi della politica, dello spettacolo, del mondo accademico ed anche del giornalismo si manifestano cadute di stile, di dignità, di autorevolezza ed anche di gentilezza. Si potrebbero fare tanti esempi al riguardo e forse l’episodio della Meloni è uno dei meno rappresentativi rispetto ad altri ben peggiori, ma rimane il punto ed un sospetto: che con la presunta naturalezza si voglia strizzare l’occhio alla pancia del Paese.

Mentre invece il Paese avrebbe tanto bisogno di esempi, di bellezza, di eleganza e di rispetto. Si cita spesso l’esempio, parlando di politici di altri tempi, di Aldo Moro che si recò su una spiaggia in giacca e cravatta ad incontrare i bagnanti. Cosa si dovrebbe chiedere ad un rappresentante delle Istituzioni se non di essere “istituzionale”, di essere da esempio? Ma i rappresentanti delle Istituzioni sono messi ai posti che occupano dagli elettori, cioè da quella stessa gente che si sente gratificata di fronte a comportamenti poco istituzionali. Da qui non ne usciamo: il serpente finisce col mordersi la coda. Che dire: viviamo il nostro tempo!

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