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Politica
Meloni in Tunisia per evitare la nuova "invasione" di migranti


In Europa esistono due fronti uno formato dai paesi del sud, con Italia in testa che spingono per un compromesso, che prevede uno sblocco dei fondi man mano che vanno avanti le riforme ,mentre i cosiddetti paesi frugali del nord Europa, che invece sono per una posizione più intransigente. Da Bruxelles fanno sapere che si tratta di una questione prioritaria, ma la presidente del Consiglio sembra non fidarsi troppo delle rassicurazioni di Bruxelles e gode del pieno appoggio di Scholtz (con il quale si incontrerà domani a Roma, anche per parlare di questo), che in patria è costretto a fare i conti con una crescente impopolarità anche a causa dell’aumento dell’arrivo di migranti.

Per questo ha deciso di accelerare i tempi e di volare da sola per tentare una difficile operazione di mediazione con il leader tunisino. La missione della Meloni in Tunisia,  rappresenta anche un segnale forte a Bruxelles e a Washington (durante l'ultimo G7 in Giappone, la premier italiana ha discusso della cosa anche con Joe Biden) sulla necessità di stringere i tempi, lasciando da parte ritrosie e opportunismi, perché in ballo c’è anche la credibilità dell’Europa e degli Usa in una zona, cui guarda con sempre maggiore interesse il nuovo corso della Cina di Xi jinping, che da anni ha adottato una politica espansiva in tutta l’Africa, alla ricerca delle preziose materie prime, in cambio di aiuti ed investimenti. E questo potrebbe essere una delle chiavi di volta che potrebbe convincere gli Usa a premere per un salvataggio del paese africano. Senza contare che anche Erdogan, neoletto presidente per terza volta della Turchia, da tempo ha allargato la sua influenza su una decina di paesi africani, e dopo il colpo di stato di Saied, sta alla finestra pronto ad intervenire anche in Tunisia, come ha già fatto in Libia, mesi fa.
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