Politica

Meloni in Tunisia per evitare la nuova "invasione" di migranti

di Vincenzo Caccioppoli

Scongiurare il default sbloccando il prestito da 1,9 miliardi



Ed è su questa falsariga che la Meloni si muoverà nei suoi colloqui con Saied e la premier tunisina Najla Bouden Ramadan, assicurare che questi aiuti del fondo monetario internazionale fanno parte di un piano strategico volto ad aiutare le economie africane a svilupparsi e crescere economicamente. Il suo intento sarà quello di far digerire al premier tunisino le riforme che il fondo monetario internazionale chiede per sbloccare gli aiuti da 1.9 miliardi, senza però mostrarsi troppo intransigente e dare adito ad accuse di ingerenze nei confronti di chi ha mostrato un certo fastidio verso Fmi, Usa e Commissione europea che stanno pressando da mesi Tunisi su questo fronte.

Ed è proprio di questo che ha parlato, prima di imbarcarsi per Tunisi, con Kristalina Georgieva, direttrice del Fmi e Ursula Von der Leyen, presidente della commissione europea, in una lunga telefonata alle due. Il sentiero è molto stretto ma il tempo stringe e il baratro si avvicina. Il tenore di vita è diminuito a causa dell'aumento dei prezzi e dei bassi salari, e il tasso di disoccupazione giovanile, che ha iniziato a scendere da un picco superiore al 40% nel 2021, sta nuovamente aumentando (la disoccupazione totale è ormai oltre il 17%).

Negli ultimi due anni oltre 600.000 tunisini sono scivolati sotto la soglia della povertà assoluta. Solo nel 2022 il debito pubblico tunisino è aumentato di 3,4 miliardi di euro, arrivando alla cifra di 35 miliardi di euro. Una situazione a cui solo l’aiuto del Fmi può dare un minimo di sollievo. Ma le richieste del Fmi sono state precise e dettagliate per avere gli aiuti: sostituire le sovvenzioni dirette dei prodotti alimentari e di servizio con aiuti diretti alle famiglie, con l’intento di eliminarle definitivamente nel 2024; la riduzione della massa salariale nel settore pubblico, uno degli elementi cardine del sistema nazionale tunisino ed esplosa durante la pandemia nel settore della sanità; programmi di pensionamenti anticipati o di lavoro part time. Riforme ancora non attuate e che stanno creando una pericolosa impasse.