Politica
Caso Soumahoro: a processo moglie, suocera e cognato. Le carte su Affari
Inizio il 24 gennaio. I tre imprenditori sono accusati di una maxi evasione fiscale con le loro cooperative. Su Affari le carte
A processo per evasione moglie, suocera e cognato di Soumahoro: maxi evasione con le cooperative per i migranti
A giudizio moglie, suocera e cognato di Aboubakar Soumahoro. I tre imprenditori, accusati di una maxi evasione fiscale con le loro cooperative impegnate nell’accoglienza dei migranti e destinatarie di finanziamenti milionari da parte dello Stato, dovranno comparire davanti al giudice del Tribunale di Latina, Simona Sergio, il 24 gennaio prossimo. Sono risultati irreperibili invece, Richard Mutangana, un altro cognato di Soumahoro, che per gli inquirenti avrebbe investito i soldi destinati ai migranti in attività imprenditoriali in Ruanda, safari compresi, e una seconda collaboratrice, Kabukoma Christine Ndyanabo Koburangyra. Per i due il giudice Bortone ha disposto ulteriori ricerche e rinviato l’udienza al 26 aprile 2024.
Lo scorso 30 ottobre le due donne incriminate, membri del Consiglio di Amministrazione della cooperativa sociale integrata "Karibu", erano finite ai domiciliari nell’ambito dell’altro filone dell’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza, in cui vengono contestate a vario titolo le accuse di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e autoriciclaggio nell’ambito della gestione delle cooperative.
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Contattato da Affaritaliani.it, l'avvocato Lorenzo Borrè, difensore della moglie del deputato Soumahoro ha spiegato: "Il decreto di rinvio a giudizio riguarda queste ipotesi di reato. Al GUP era stato richiesto di disporre accertamenti che la difesa riteneva atti a dimostrare l'inconfigurabilitá del reato in capo alla Murekatate, ma il Giudice ha ritenuto gli accertamenti richiesti 'irrilevanti in questa sede', il che non ne esclude la rilevanza in dibattimento".
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Secondo la Procura di Latina, in sostanza, le coop Karibu e Consorzio Aid avrebbero evaso oltre due milioni e mezzo di euro. Emerge inoltre che a cercare di insinuarsi allo stato passivo di Aid è stato lo stesso Rukundo, reclamando oltre 14mila euro, una richiesta respinta dal Tribunale trattandosi di una posizione “connessa alle eventuali responsabilità derivanti dalla carica ricoperta”.