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Politica
Migranti, Alberto Barbera: "Il film che farei vedere a Salvini"

Migranti, Alberto Barbera: "Il film che farei vedere a Salvini"

"Il film su Stefano Cucchi non dovrebbe vederlo solo Salvini o chi si occupa di ordine pubblico, ma chiunque abbia a cuore la salute della società. A Salvini mostrerei Human Flow di Ai Weiwei sul fenomeno biblico della migrazione, di fronte al quale qualsiasi ricetta di piccolo cabotaggio si rivela fallimentare".

Alberto Barbera alla mosstra di Venezia parla della politica culturale del nuovo governo

Alla vigilia della 75esima Mostra del Cinema di Venezia, sul nuovo numero di Vanity Fair viene intervistato in esclusiva il direttore Alberto Barbera, che dice: "Mi sento sempre un allenatore sull’orlo dell’esonero, un prodotto da frigo, uno yogurt in scadenza. La stabilità del mio posto di lavoro dipende dal cda della Biennale che dipende a sua volta dalle nomine governative e così via".

Preoccupato, quindi, della scarsa attenzione del governo nei confronti della cultura? «Il bicchiere può essere sempre mezzo pieno o mezzo vuoto», dice Barbera.

A volerlo guardare mezzo vuoto, "Il silenzio del governo sul tema potrebbe preoccupare. Così come l’apparente assenza di una strategia specifica per la cultura che sostenga, rafforzi o implementi le potenzialità sul territorio. Visto che l’Italia è forse il Paese al mondo più ricco di arte e di eventi culturali di alto livello, me lo aspetto".

A volere invece guardare il bicchiere mezzo pieno, "Il silenzio sul tema è garanzia di autonomia e di continuità. Insieme agli altri componenti della Biennale ho avuto occasione di passare con il ministro Alberto Bonisoli un’intera giornata. Ha ascoltato tutti e parlato con tutti, dimostrando di sapersi informare e – a differenza di alcuni suoi predecessori di cui sarebbe inutile fare i nomi – di saper sentire".

Barbera prosegue ricordando che se lo spoil system è "una logica sbagliata e fallimentare che non permette di programmare", tuttavia "mi pare che il governo – ed è incoraggiante – voglia operare in un’ottica di continuità, senza furia iconoclasta e senza quello slogan un po’ vuoto – “Bisogna garantire il ricambio” – che radeva al suolo, al di là del merito, tutte le esperienze precedenti".

Insomma, "per il momento siamo salvi", sorride il direttore. Sottolineando però che, nonostante le pressioni, quando si tratta di decidere quali titoli mettere in concorso alla Mostra, "se un film non mi piace dico no. Anche se dire certi no non fa mai piacere, alla fine ti rispettano di più".

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