Politica

Napolitano e D’Alema: la via autoritaria al potere

Di Giuseppe Vatinno

Due storie che per molti versi contengono elementi comuni

Napolitano e D’Alema, comunisti al potere 

La vicenda umana e politica di Giorno Napolitano, Presidente della Camera, ministro e poi Presidente della Repubblica e quella di Massimo D’Alema, Presidente del Consiglio, sono per certi versi simili: si è trattato infatti di due casi in cui la sinistra ha usato la “forza” per raggiungere e mantenere il potere.

Iniziamo da D’Alema. Fu il primo comunista a fare il Primo Ministro e –nella migliore tradizione appunto comunista- ci arrivò senza passare per il vaglio democratico delle libere elezioni, anche se lui ha sempre negato questa ricostruzione, supportata però dai fatti.

Il 9 ottobre del 1998 il governo Prodi cadde grazie a una crisi provocata da Rifondazione Comunista, che subì una scissione da parte dei Comunisti Italiani di Armando Cossutta, contrari ad una crisi di governo. Francesco Cossiga, ex Presidente della Repubblica, ispirò la formazione di un primo nucleo di “responsabili” che guidati da Clemente Mastella votarono la fiducia con la condizione però che il nuovo capo del governo non fosse Romano Prodi.

La scelta cadde su Massimo D’Alema con la benedizione del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Il primo ed unico governo guidato da un ex leader comunista rimase in carica da 21 ottobre 1998 al 22 dicembre 1999. Un secondo governo D’Alema varato per farci entrare i Democratici entrò in carica il 22 dicembre 1999 e durò fino al 26 aprile 2000, quando il Primo Ministro diede le dimissioni dopo una sconfitta sonora alle regionali.

La vicenda di Giorgio Napolitano è stata invece più lineare ma non meno simbolica ed evocativa. Diventa 11° Presidente della Repubblica Italiana per un primo mandato dal 15 maggio 2006 fino al 14 gennaio 2015 e vede scorrere davanti a sé gli esecutivi di Silvio Berlusconi, Romano Prodi, Mario monti, Enrico Letta e Matteo Renzi.

Nel primo mandato sostituisce Ciampi. Un secondo mandato, cominciato il 20 aprile 2013, gli viene richiesto dalle forze politiche per ovviare alla vittoria dimezzata del Pd di Pierluigi Bersani che inutilmente cerca di fare un governo con i Cinque Stelle. È la prima volta che alla Costituzione si dà questa interpretazione. Il 14 gennaio 2015 Napolitano rassegnerà le sue dimissioni e verrà eletto Sergio Mattarella, che ripeterà anche lui l’attuale secondo mandato.

Una considerazione è d’obbligo: il centro – destra, tradizionalmente inteso, non ha mai espresso un Presidente ella Repubblica. Detto questo D’Alema è arrivato al potere tramite la crisi innescata da Fausto Bertinotti e la contemporanea ascesa di Cossutta, due comunisti dichiarati istituzionalmente.

Parimenti, Napolitano è stato eletto per la prima volta con una interpretazione forzata della Carta ed ha governato in maniera autoritaria e poco incline ai compromessi. Ne ho parlato qui. Ricordiamo solo il supposto “golpe” contro Berlusconi con l’aiuto del presidente della Camera, Gianfranco Fini e la lunga polemica con la Procura di Palermo per la cosiddetta trattativa Stato – Mafia.

Dunque due storie che per molti versi contengono elementi comuni: D’Alema arriva al potere tramite una crisi di governo innestata dai comunisti e Napolitano ci arriva con un del tutto inedito “secondo mandato” che non ha convinto molti costituzionalisti. Non a caso la destra ha infatti guardato sempre con sospetto questi fatti.