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Nel Csm sempre più renziani, Pinelli chiama Anzaldi a capo della comunicazione

di redazione politica

Michele Anzaldi è stato ingaggiato- senza concorso- per coordinare la comunicazione del consiglio superiore della Magistratura. Ecco quanto guadagna

Nel Csm sempre più renziani, Anzaldi chiamato a coordinare la comunicazione 

Il Csm si colora sempre più di renziani. Dopo l’elezione come vicepresidente dell’avvocato veneto Fabio Pinelli, che difendeva professionalmente a Firenze Alberto Bianchi, fedelissimo e coimputato di Renzi, e il Senato di fronte alla Corte Costituzionale, nel conflitto tra poteri sollecitato da Renzi; secondo la nomina (con l’irrituale voto decisivo dello stesso Pinelli) di un procuratore di Firenze gradito a Renzi; ora, nell’ordine del giorno del prossimo plenum, spunta l’ingaggio, come gran capo della comunicazione istituzionale, di Michele Anzaldi, fino al 2022 deputato di Italia Viva. Lo scrive La Stampa. 

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Un incarico voluto dallo stesso Pinelli, si legge su La Stampa- "che ha scelto personalmente Anzaldi senza concorso. Retribuzione 85mila euro l’anno, che si sommano ai 23mila percepiti da Anzaldi come vitalizio parlamentare. La comunicazione è un chiodo fisso di Pinelli". Secondo Pinelli, il vicepresidente è sovraordinato: a lui spetta una funzione autonoma ed esclusiva di rappresentanza. Tanto da farsi riconoscere mille euro mensili di rimborso spese aggiuntivi rispetto ai 4mila degli altri consiglieri "in considerazione del maggior numero di impegni istituzionali". Ora l’ingaggio di Anzaldi "quale consulente in materia di coordinamento delle attività di comunicazione istituzionale".

Una figura nuova, a disposizione di Pinelli, con "l’esigenza di incaricare un esperto che curi la comunicazione istituzionale del vicepresidente, al fine di predisporre e alimentare, nei rapporti con gli organi di informazione, strumenti che – per forme e contenuti – perseguano l’obiettivo di una corretta, adeguata e completa rappresentazione dell’attività svolta quotidianamente dal vicepresidente nell’interesse e in nome dell’istituzione, altresì evitando la diffusione di notizie parziali, frammentarie, inveritiere o tecnicamente scorrette». Fake news, dunque, o almeno quelle che lo stesso Pinelli ritiene tali", rimarca La Stampa.