Politica
Open, nuove carte imbarazzano Bianchi: "Chiese di non essere segnalato"
Il presidente della fondazione renziana "chiese alla banca di non scrivere all’antiriciclaggio per i 100mila euro da prestare al fratello”
Inchiesta Open, la ricostruzione
Secondo quanto ricostruito dal FQ, il tutto prende piede a luglio 2020 quando il legale Bianchi si presenta in una filiale di Banca Intesa e chiede un trasferimento di soldi in favore al fratello Francesco Bianchi. E fin qui nulla di strano. L'anomalia arriva quando Bianchi specifica "di non volere che, in relazione a tale operatività, la banca effettuasse una segnalazione di operazioni sospette poiché, sempre secondo quanto riportato, egli affermava che proprio dall’esercizio di tale adempimento da parte della scrivente e di Banca di Cambiano erano derivati gli attuali procedimenti penali a suo carico”.
Insomma, il presidente della Fondazione- riporta il FQ- chiede di chiudere un occhio su quel trasferimento di denaro. La banca rifiuta di far finta di nulla- Bianchi era già indagato- e fa presente che è necessario “produrre idonea documentazione giustificativa in relazione ai prospettati trasferimenti”. Da qui prendono allora il via i controlli sul conto personale del presidente Open: si scoprono movimenti anomali anche sul conto intestato al Comitato Leopolda 9 e 10, di cui Bianchi ha delega operativa in quanto legale rappresentante.
Cruciale sarà poi la segnalazione sullo trasferimento di denaro al fratello, la quale esclude "da parte dell’esperto avvocato l’ipotesi dell’espressione di un moto di spontanea ingenuità” e sottolinea “che al momento dell’esecuzione dei precedenti trasferimenti a favore del fratello probabilmente non si conoscevano ancora né l’esistenza delle indagini a suo carico né la loro possibile origine, se non altro in parte, nell’attività di segnalazione di operazioni sospette delle Banche”.
Il sos scrive Infatti: "Appare plausibile ritenere che l’intento del legale possa essere stato di carattere, almeno vagamente, intimidatorio, al fine di ingenerare nell’interlocutore la consapevolezza di poter essere individuato quale responsabile dell’avvio dell’iter di segnalazione e delle eventuali ulteriori conseguenze per lui dannose“. Ovvero: chi ha raccolto la richiesta del presidente di Open si è sentito in qualche modo minacciato, conclude il Fatto Quotidiano.