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Politica
Orlando, ‘o Ministro capocorrente protetto da Napolitano e rivale di Calenda
Andrea Orlando

Con la sua vocina che al naturale è stridula, garrula e con quegli occhiotti palpebrosi che se la battono con quelli di Maurizio Molinari. Misteri della fede? Diciamo che il caso ha svolto, come sempre nelle umane vicende, la sua parte, ma poiché da nipotini degli Illuministi crediamo più alla razionale legge di causa ed effetto possiamo individuare alcuni rilevanti “aiutini” dati al caso stesso.

Il principale si chiama Re Giorgio, al secolo Giorgio Napolitano (97). Un uomo che è stato due volte presidente della Repubblica più tutto il resto e che ha attraversato un intero secolo. Il primo comunista sdoganato ad andare in America, grazie alla sua provvida intuizione migliorista dopo anni di duro e puro sovietismo e dedizione a Mosca, soprattutto nei fatti di Ungheria.

A quanto pare fu proprio lui a prenderlo sotto la sua ala protettrice e a sospingere amorevolmente il rampollo che con quella faccina da topo Gigio bastonato, di carriera, come visto, ne doveva fare parecchia. Ma c’è un particolare che non tutti ricordano.

O’ Ministro 2, una volta che il suo “nemico” prima Pierluigi Bersani aveva sbancato la segreteria del Partito democratico aveva solo due strade: tornare in Liguria ad allevare grilli da corsa per le sue notti brave in riviera oppure “combattere dall’interno”, locuzione che in politichese significa “ricattare” il segretario con una minoranza interna di cui si diventa (possibilmente) leader. Insomma roba da abc del manualetto di sopravvivenza del politico trombato. Però il Nostro fece le cose in grande.

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