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Politica
A Tajani il voto più alto: 8. Bocciati Renzi e Calenda. Le pagelle dei politici dopo due anni dalle elezioni
Schlein Conte Meloni Salvini Tajani Calenda

Più un partito, sotto la guida del rispettivo leader, ha saputo nell’ultimo anno guadagnare o mantenere consenso, e naturalmente anche immagine e reputazione, più è giusto che il voto sia alto. E viceversa


Un altro anno di vita politica si sta avviando a conclusione, ed è tempo di bilanci. Se dovessimo dare una metaforica pagella ai principali leader politici italiani, che voti ne risulterebbero? Innanzitutto, va specificato il criterio: in base a che cosa dare un voto più o meno elevato? Poiché l’obiettivo fondamentale per un leader politico, nella gestione del partito e delle sue attività, è di ottenere consenso, il criterio che proponiamo è il seguente: più un partito, sotto la guida del rispettivo leader, ha saputo nell’ultimo anno guadagnare o mantenere consenso, e naturalmente anche immagine e reputazione, più è giusto che il voto sia alto. E viceversa.

Ciò premesso, dei voti orientativi (da prendere ovviamente non troppo sul serio, bensì come un semplice spunto metaforico di riflessione), per i principali leader politici italiani a due anni dalle elezioni politiche, potrebbero essere i seguenti.

Giorgia Meloni: le intenzioni di voto per Fratelli d’Italia (fonte: Istituto Piepoli) restano molto alte (al 29%), con un livello di fiducia per la premier al 42% (il più elevato fra i leader testati, sempre secondo il monitoraggio periodico di Istituto Piepoli). Per cui il voto deve essere buono: 7,5. A oggi, non vi sono elementi demoscopici che possano far pensare a un calo di consensi per la presidente del Consiglio, nonostante alcune vicissitudini che il suo partito ha dovuto affrontare.

Antonio Tajani: le intenzioni di voto per FI sono al 9 per cento, la fiducia per il ministro degli Esteri è al 33% (dietro Giorgia Meloni). L’immagine di Forza Italia come partito moderato, ma a suo modo anche progressista e proiettato verso il futuro, si è rafforzata negli ultimi tempi, e lo stile di leadership “morbido” e rassicurante di Tajani piace a molti italiani. Voto: 8.

Matteo Salvini: la Lega, nei sondaggi, oscilla come intenzione di voto attorno all’8,5 per cento, mentre la fiducia verso il leader è al 22% circa. Salvini, e la sua Lega, stanno tenendo le posizioni. Manca ancora una vera strategia di rilancio, ma una valutazione di sufficienza va data. Sul suo elettorato, l’immagine di Salvini, come leader che ha saputo fare delle scelte coraggiose e controcorrente, si è rafforzata nelle ultime settimane. Voto: 6,5.

Elly Schlein: con una fiducia personale al 30 per cento, e un’intenzione di voto per il Pd attorno al 23%, Schlein nell’ultimo anno ha indubbiamente tonificato la propria immagine e impresso un rinnovamento a quella del partito. Deve ancora crescere nella percezione di potenziale capacità di governo, ma la valutazione è positiva. Voto: 7.

Giuseppe Conte: mantiene una buona fiducia personale al 32%, però l’intenzione di voto per il M5S non si muove dalla fascia dell’11-12 per cento. Lo scontro con Beppe Grillo costituisce una sfida complessa per Conte, ed Elly Schlein si è ormai affermata come la leader in pectore dell’eventuale “campo largo”. La sufficienza la merita, tuttavia ottobre sarà un mese difficile per Conte. Voto: 6.

Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni: li valutiamo insieme, perché di fatto la loro è una leadership duale. Con una fiducia al 22% (la fonte è sempre Istituto Piepoli) e un’intenzione di voto per AVS che rimane sul 7%, è corretto affermare che nell’ultimo anno questi due leader hanno saputo rafforzare la visibilità e l’incidenza politica del loro partito. Le loro potenzialità di successo futuro dipendono molto da come giocheranno la partita del campo largo. In ogni caso, la valutazione per loro è abbastanza positiva. Voto: 6/7.

Matteo Renzi e Carlo Calenda (anch’essi da considerare congiuntamente). Sia Azione che Italia Viva, nelle intenzioni di voto, sono attorno al 3%, in calo rispetto al passato. La fiducia è al 15 per cento per Renzi e al 18 per cento per Calenda. Il 2024 è stato un anno di indebolimento per questi due leader e per i rispettivi partiti (con l’abbandono, negli ultimi giorni, di vari importanti esponenti di entrambe le formazioni politiche). Appare dunque legittimo attribuire a loro una valutazione insufficiente, in accordo con il criterio che abbiamo scelto. Voto: 5.

Queste sono le pagelle di settembre. A fine anno ritorneremo sull’argomento, e vedremo che cosa sarà nel frattempo cambiato.






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