25 Marzo, i primi sessant'anni dell'Europa; parla Cosimo Ferri
L'Italia non può più essere considerata l'anello debole, dice ad Affaritaliani il sottosegretario alla Giustizia
A sessant’anni dalla firma dei Trattati di Roma a che punto
siamo con il processo di integrazione Europea?
L'Europa festeggia questa importante celebrazione con la
consapevolezza che, dalle difficoltà e dalle criticità che si sono
presentate negli ultimi anni, si può uscire rafforzati solo se
rimaniamo uniti e affrontiamo le stimolanti sfide con coraggio,
lungimiranza e senso di responsabilità.
La crisi economica che ha interessato tutte le più importanti economie
mondiali ha palesato alcuni dei limiti dell'organizzazione dell'Unione
europea, ma non ha scalfito la nostra convinzione in merito alla
necessità di andare verso una sempre maggiore integrazione,
collaborazione e coesione.
Il Governo italiano sta portando in Europa alcune battaglie sui temi
dell'economia, dell'integrazione, dell'accoglienza dei migranti, della
lotta al terrorismo e della tutela del "Made in", favorendo un serio e
costruttivo confronto, capace però di fornire quelle risposte che non
possono attendere ancora altro tempo.
E' necessario cambiare l'Europa dal suo interno, per avvicinare i
cittadini ed eliminare il rischio della disaffezione rispetto a un
progetto nato con degli obiettivi precisi: pace, democrazia,
partecipazione e solidarietà.
Quale futuro disegnare per l’Europa?
L'Europa che vogliamo deve saper dare risposte efficaci e guardare
lontano per fornire soluzioni coerenti e stabilizzate ai problemi che,
in questi anni, ne hanno messo in discussione la capacità decisionale.
Non vogliamo l'Europa che guarda alle percentuali dello zero virgola.
Siamo consapevoli dell'importanza del rispetto dei vincoli europei e
degli impegni assunti, che siamo determinati a rispettare, ma, al
tempo stesso, crediamo si debba procedere per obiettivi e valutare le
azioni dei vari Paesi sulla base di percorsi strutturali che hanno
bisogno di una finestra temporale più ampia per poterne valutare
efficacemente gli effetti.
Migliorare il dialogo, trovare soluzioni condivise, mettere da parte
interessi esclusivamente di parte e procedere nel percorso che
immaginavano i costituenti del progetto europeo già sessanta anni fa:
è su questi punti che dobbiamo continuare a rafforzare la struttura
dell'Unione.
Quali sono le questioni più importanti che l’Europa è chiamata
ad affrontare?
Rafforzare l'uscita dalla crisi, maggiore coesione tra i popoli
europei, lotta al terrorismo internazionale e una seria e condivisa
politica di accoglienza e gestione dei fenomeni migratori, fino alle
tante altre sfide che interessano la vita quotidiana dei cittadini di
tutta la comunità europea.
Fare veloce e fare bene: non possiamo più rinviare le soluzioni e le
risposte che i cittadini vogliono il prima possibile. L'Europa è un
progetto ambizioso che poggia su solide basi, ma deve saper dare il
meglio di se stessa proprio in momenti di difficoltà come questi
perchè altrimenti rischia di perdere lo slancio e subire un
rallentamento nel percorso di integrazione. La disoccupazione
giovanile non può essere un fenomeno sottovalutato o, peggio ancora,
ignorato a livello comunitario, perchè i nostri figli sono i cittadini
europei del domani e le istituzioni europee sono chiamate oggi a dare
risposte per il loro futuro.
L'austerità deve essere superata da politiche di gestione costruttiva
che siano capaci di creare ricchezza, benessere e diano un nuovo
slancio alle economie del Vecchio continente. Certamente devono
esserci regole precise, chiare e stringenti per responsabilizzare i
governanti ad agire nel rispetto del quadro normativo comunitario ed
evitare che accadano nuove tensioni sui mercati.
Non solo temi economici: l'Europa è nata come una struttura
finalizzata a garantire pace e solidarietà tra popoli. Oggi, le sfide
sono anche la lotta al terrorismo e alla radicalizzazione
estremistica, alle quali dobbiamo fornire risposte tutti insieme,
restando uniti e ampliando la collaborazione tra le forze di polizia e
di intelligence. L'attentato a Londra giunge dopo una serie di atti
barbari che hanno colpito altri Paesi europei nei mesi scorsi, a
dimostrazione del fatto che questi criminali vogliono colpirci in casa
nostra per toglierci il sogno di vivere uniti nel segno della pace e
della democrazia. Una risposta concreta non può prescindere dallo
sviluppo della cultura, dal senso di appartenenza e dai principi del
rispetto e della libertà. Garantire la libera circolazione e,
contestualmente, aumentare il grado di collaborazione, cooperazione e
dialogo tra i Paesi, significa rispondere con coraggio ad una minaccia
che mira a spaventarci, farci modificare le nostre vite e renderci
timorosi e chiusi nei confronti dei nostri fratelli europei. Dobbiamo
restare uniti e creare una rete sempre più forte ed efficace per
prevenire questi fatti tragici.
Sull’immigrazione siamo di fronte a una questione di carattere
universale che ci impone di contemperare, alla ricerca di un nuovo
punto di equilibrio, il valore tradizionale dell’accoglienza e il
principio di sicurezza attraverso una politica europea lungimirante,
globale e armoniosa, un politica comune più forte in tema di asilo e
di integrazione. Un grande continente come l'Europa non può lasciare
ad un solo Paese la gestione di un fenomeno che ha una portata
straordinariamente ampia come quello che stiamo vivendo nel Mar
Mediterraneo. Il Governo italiano sta portando avanti questo tema a
livello europeo per sensibilizzare tutti a collaborare e gestire al
meglio l'accoglienza dei rifugiati.
Quale ruolo può avere l’Italia in questo momento così delicato
per l’Europa?
L’Italia ha contribuito in modo sostanziale alla costruzione dell’Europa unita.
Così come in passato, siamo protagonisti delle sfide europee e stiamo
dando il nostro contributo per migliorare la tempestività e
l'efficacia delle risposte.
L'Italia non può più essere considerata come l'anello debole
dell'Europa. Le politiche del Governo hanno dimostrato di saper
fornire risposte strutturali sull'economia, la giustizia e il mondo
delle imprese.
Proprio sul piano della giustizia abbiamo sostenuto con forza il
progetto di istituzione di una Procura europea che possa avere in
prospettiva competenza anche in materia di terrorismo e criminalità
organizzata.
La capacità di dare risposte ai problemi del Paese ha aumentato la
credibilità sul piano internazionale, ha contribuito ad aumentare la
stabilità della nostra economia ed ha attratto nuovamente l'attenzione
degli investitori stranieri.
Oggi vogliamo essere portatori di quello spirito riformista ed
innovatore che deve guidare le istituzioni europee per uscire dalla
crisi di questi anni ancora più forti e coesi.
Quali sfide l’Europa dovrà affrontare nei prossimi anni?
In questo quadro moderno dobbiamo affrontare le nuove sfide politiche,
culturali ed economiche senza mai perdere di vista i valori
fondamentali della persona, della libertà e dell’uguaglianza che sono
i veri pilastri di una moderna società civile.
È indispensabile parlare di Europa, di integrazione tra popoli, di
pace sociale, di cultura e valori europei, di solidarietà e di
rispetto delle diversità: questi sono i temi sui quali dobbiamo
continuare a dibattere in ogni sede, con la convinzione che tutti
insieme possiamo essere più forti.