Al voto al voto: il Belpaese e la speculazione (benvoluta) in agguato
Gli orlandiani non ci stanno e dicono no al proporzionale e alle elezioni anticipate.
Con un documento firmato da 31 senatori e presentato dall'on. Vannino Chiti i parlamentari orlandiani si dicono assolutamente contrari alla possibilità di voto anticipato, il rischio, secondo la corrente dem ma non solo, è quello di andare verso l'esercizio provvisorio indebolendo così un'economia già provata.
Le perplessità dei senatori orlandiani non sono del tutto ingiustificate, anzi, senza contare poi che nei prossimi 13 mesi l'Italia dovrà rinnovare 400mld di titoli di stato, unendo l'incertezza politica al debito pubblico ai massimi il rischio default non sembra così remoto.
C'è chi, dietro alla frenesia per andare alle urne, vede un piano niente affatto casuale per esporre il paese a quei business speculativi che a parole tutti contrastano. Un modo per favorire gli affari degli amici, magari d'oltreoceano. Un modo per consentire l'acquisizione di asset importanti del Belpaese a prezzi di saldo ricevendone in cambio un tornaconto elettorale, di potere e di alte relazioni internazionali.
Sembra quasi un già visto e i paragoni col passato sono in parte scontati.