Arditi contro....Ugo Gregoretti: quante sorprese nel libro del Sen. Augello
La casa editrice Mursia pubblica nella sua collana storica il nuovo libro del senatore Andrea Augello, Arditi contro, uno studio dedicato al quinquennio 1919-1923, che approfondisce le vicende dell'associazione Arditi d'Italia, del Fascio di combattimento romano e degli Arditi del popolo nella Capitale in un tempo storico contrassegnato dalla passione e dalla violenza politica.
L'autore ci consegna una serie di ritratti ed un racconto quasi giornalistico dei primi anni di piombo romani: i giovani reduci che hanno militato nei battaglioni d'assalto prima si riuniscono per condividere un progetto politico eversivo e rivoluzionario che accomuna anarchici, repubblicani, socialisti, nazionalisti e fascisti, per poi dividersi, dopo la caduta di Fiume, lungo il crinale fascismo-antifascismo.
È in questo crogiolo che nasce una strisciante guerra civile a bassa intensità e, con essa, i servizi d'ordine, la guerriglia metropolitana, gli espropri proletari, la violenza nelle scuole e nelle università e i primi atti terroristici. In questo racconto si fa luce anche sui primissimi esordi del fascismo capitolino. Si scopre così che il termine "casta" allusivo e dispregiativo rispetto ai privilegi del ceto parlamentare, fu inventato nel 1919 dal giornalista e scrittore futurista Mario Carli, fondatore e primissimo leader del Fascio romano.
Stupisce poi apprendere che i primi fascisti si chiamassero tra loro "compagni", come del resto facevano anarchici e socialisti. Si possono seguire le prime impronte del lungo percorso politico della critica posizione di Bottai rispetto al fascismo, ma anche rivisitare una Capitale ancora a metà del guado nella sua trasformazione in metropoli, dove la colonna sonora di questi anni di violenza è scandita dalle Jazz band, dalle orchestre dei locali futuristi e dalle prime gag di Petrolini alternate agli ultimi stornelli del sor Capanna.
Per la prima volta vengono pubblicati integralmente gli elenchi degli squadristi di Roma e del Lazio ed anche qui non mancano le sorprese: per cominciare uno zio ingegnere e omonimo di Carlo Ripa di Meana, un celebre musicologo come Alberto Ghislanzoni, lo scrittore Emilio Radius e, soprattutto, il papà ed i tre zii di Ugo Gregoretti.
Quella dei quattro fratelli Gregoretti è una saga degna di Salvate il soldato Ryan: il più grande, Anton Giorgio Gregoretti, detto Tonino, è un capo centuria di grande peso politico nel fascio cittadino e partecipa in prima fila alle azioni più rischiose, fino ad essere coinvolto in un conflitto a fuoco a Viterbo. I tre fratelli minori sono squadristi: due di loro, Bruno e Vincenzo, moriranno combattendo nella seconda guerra mondiale, il primo a Cheren nel 1941, il secondo in Dalmazia nel 1942. Lucio rimarrà invece fedele al Re dopo l'8 Settembre diventando un partigiano monarchico. Insomma un libro pieno di sorprese su un periodo poco indagato sulla storia del primo fascismo.