Palazzi & potere

Berlusconi, altro che Cosa Nostra: Graviano sapeva bene di essere spiato

Silvio Berlusconi è oltre Cosa Nostra, è Cosa Loro. Quando il pensiero va al Cavaliere l' ossessione dei cronisti embedded in procura si fa chiodo fisso, tormento. Sono 25 anni che gli danno del mafioso senza un riscontro giudiziario. 25 anni di patacche mediatiche. Come l'ultima della serie, scrive il direttore del Tempo Gian Marco Chiocci, quella del boss Giuseppe Graviano che in carcere confida a un collega detenuto la cortesia richiestagli ai tempi delle stragi dal Berlusca in persona. Spacciata per pistola fumante s'è rivelata un pistolino impotente.

Carte che dimostrano come Graviano sapesse delle microspie, parlasse guardando fisso le telecamere inficiando totalmente la genuinità del racconto.

Avevano fatto lo stesso con le parole in cella di Riina, e anche lì vennero sbugiardati. Una beffa allora, una farsa oggi. Professionisti d' antimafia recidivi in malafede.

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Crolla il castello di bugie sulle «dichiarazioni -bomba» del boss Graviano che aveva nuovamente tirato in ballo Silvio Berlusconi sulle stragi del' 93. Dalla lettura integrale delle intercettazioni ambientali, scrive il Tempo, emerge infatti un quadro inquietante: il capomafia sapeva di essere circondato da microspie al punto da premurarsi di parlare sempre in favore di camera.

Non solo: viene anche fuori che i due malavitosi sapevano benissimo quanto gli inquirenti gradissero da parte loro accuse e veleni sul Cavaliere e sulla nascita di Forza Italia: «Dovevo accusare Berlusconi e Dell' Utri».