Brexit: evitare l'effetto domino
La Brexit è diventata realtà.
Sicuramente le notizie ufficiali provenienti da Manchester sull’esito del referendum inglese hanno avuto l’effetto di un pugno nello stomaco per tutti quanti hanno lavorato a favore di un’economia europea capace di competere con quelle degli altri continenti. Neanche i mercati che pure tradizionalmente hanno antenne molto sensibili se l’aspettavano. Ora però bisogna fare i conti con il nuovo scenario. E soprattutto evitare un effetto domino. Bisogna augurarsi che in Olanda in Francia, e in Germania dove si approssimano nuove consultazioni elettorali, si faccia largo la tentazione di imitare l’Inghilterra. Scongiurare il disintegrarsi di un progetto che ha notevole importanza per la nostra economia.
Occorre al riguardo capire i motivi per cui si è arrivati a questa situazione anche per evitare il progredire delle spinte centrifughe.
Uno dei punti critici che ha scatenato questo nuovo isolazionismo è legato alla crisi migratoria. Malgrado i diffusi conflitti interni tra i propensi all’accoglienza e i fautori del respingimento occorre ricordare che nei fatti gli inglesi ospitano tuttora oltre due milioni di forestieri, integrati nella loro economia. Hanno mostrato concretezza. E lo hanno fatto in silenzio. Non si sono limitati alle parole. Evidentemente sono arrivati ad un punto di saturazione. Favorito dai numerosi ritardi della costruzione europea. E’ questo il pericolo maggiore, a mio avviso. E molto dovranno lavorare la Banca Centrale Europea e le istituzioni per evitare il peggio.
L’Europa ha avuto decenni per costruire un sistema fiscale condiviso, capace di impedire le disparità distributive e i conflitti di fatto tra i sistemi imprenditoriali nazionali. Non ha avuto la capacità di realizzare quei programmi di interconnessione digitale che avrebbero potuto rappresentare un volano per l’estensione dell’occupazione. Inoltre ha incluso i paesi dell’Est prima ancora che riuscissero a mettersi al passo degli altri sul piano della democrazia e della capacità di integrarsi nelle economie più avanzate. Questi ritardi si pagano. Con oggi iniziamo a pagarli e probabilmente continueremo a pagarli. Occorre uno sforzo congiunto di quanti ancora credono nell’Europa, sia nel mondo della finanza che in quello dell’economia reale.
Naturalmente le esportazioni inglesi grazie al crollo della sterlina potranno avvantaggiarsi, sebbene con l’introduzione dei dazi questi vantaggi avranno una compensazione, ma questo è un effetto a breve. In futuro i peggiori contraccolpi si avranno sul piano dell’occupazione, non tanto per gli italiani che lavorano in Inghilterra che sono oltre 600 mila e per i quali nell’immediato cambia poco. Il problema è in prospettiva poiché un’economia europea frazionata perde potenzialità rispetto ad un’economia integrata. Diciamo che la Brexit è un segnale per Bruxelles. In futuro dovrà rinunciare alla burocrazia inconcludente se non vorrà perdere ulteriori pezzi
Non va comunque dimenticato che sotto l'aspetto della emulazione la Brexit potrebbe anche considerarsi positivamente se solo si ricorda che mantenere l'inghilterra nella Eu negli anni sono praticamente accettate tutte le sue richieste quali: uno sconto di sei miliardi l'anno sulla quota di associazione / l'esclusione dalla carta dei diritti fondamentali e dal trattato di libera circolazione di Shenghen /importanti limitazioni sul welfare per i migranti oltre a tenersi fuori dai costi di salvataggio dell'Euro. Quindi se l'Inghilterra fosse rimasta sarebbe stato molto probabile che altre Nazioni avrebbero richiesto di applicare anche a loro le medesime condizioni creando cosi realmente i presupposti per un reale scioglimento della Unione
Del resto la reazione inglese oltre che alla difesa del territorio dagli immigrati ha certamente origine e si e radicata in funzione del fatto che negli ultimi anni la Commissione Europea ha cessato di esercitare il suo ruolo guida che ha materialmente trasferito alle nazioni membro piu forti che ora dettano l'agenda sulla base di singoli protezionismi ed egoismi che danno sempre piu forza agli euroscettici
A tal riguardo non si dimentichi l'orgoglio inglese che già con la Tharcher rifiutò il principio di una super Europa a stato centralizzato ed una moneta unica.Il concetto di indipendenza intellettuale è da sempre nel DNA della popolazione inglese. Cinquecento anni fa si ricordi che Enrico VIII non tentennò assolutamente nell'abbandonare il cattolicesimo per fondare la chiesa anglicana.
In conclusione quindi a mio modesto giudizio conseguenze positive e negative del Brexit di fatto si bilanciano. Dovremo solo contare sulla capacita della Unione Europea di offrire una reazione adeguata.
Prof. Enrico Santoro
Fiscalista internazionale