Palazzi & potere

Criticare Equitalia non è reato. Maradona vince ancora

Equitalia: Maradona, il re del Calcio, colpisce ancora

Criticare Equitalia non è reato. È un' altra vittoria ottenuta da Diego Armando Maradona, quella avvenuta nel settembre scorso a Cassino. Una sfida, quella tra la procura del Tribunale laziale e il Pibe de Oro, terminata con un «non luogo a procedere» in merito al reato di diffamazione nei confronti di Equitalia. E adesso, scrive il Tempo, trascorsi oltre 4 mesi da quella sentenza, il giudice motiva la sua decisione spiegando che non basta utilizzare «termini aspri e critiche» per commettere una diffamazione. Perché «le dichiarazioni rese dai due imputati (Maradona e il suo avvocato Angelo Pisani ndr) non sono punibili in quanto esercitate nell' esercizio di un diritto». Il diritto di critica. Ma andiamo con ordine. Partendo dalle frasi apparse sulla stampa nel 2012.
Il Re del calcio, da sempre in rotta con il fisco italiano, avrebbe sostenuto, tramite il suo legale, di essere stato «ripetutamente vittima di una strumentale persecuzione da parte di Equitalia, sulla base di documentazione falsa e di procedure irregolari che lo avevano portato vicino a gesti irreparabili, come è accaduto ad altre persone».


Secondo i magistrati, gli imputati avrebbero offeso «la reputazione di Equitalia e del suo presidente».
Per contrastare le conclusioni dei pm, la storica difesa del campione aveva anche portato in aula alcuni stralci del libro dell' asso argentino. Un testo in cui si narra il «Maradona innocente». «Sta attento Angelo - ricorda un passaggio del libro che riassume una conversazione tra il campione e il suo legale- adesso attaccheranno anche te. Sanno che sei al mio fianco e vedrai che ti attaccheranno, perché la verità fa sempre male e da fastidio ai poteri forti. Non si fermeranno fino a quando non saranno certi di averci messo in ginocchio». Accusa e difesa (rappresentata da Sergio Pisani) si era no dati battaglia. E alla fine, è arrivato il giudizio: «Gli elementi di prova appaio insufficienti», tuona il giudice.


Le parole utilizzate da Maradona, secondo la Corte, «rappresentano un' elaborazione critica della vicenda giudiziaria tributaria». Affermazioni che, «nonostante il tono, non trasmodavano in un gratuito attacco alla persona».