Gli hacker russi: medicine ai Mondiali per Milito, Tevez & C.
25 calciatori assumevano farmaci evitando i test
Udite! Udite! Nuovo furto informatico che sputtana ancora una volta lo sport (peraltro specchio della società contemporanea): dopo l' atletica, dopo il ciclismo, dopo la ginnastica, stavolta, nel mirino dei cattivoni hacker russi è finito l' intoccabile calcio, scrive il Fatto.
Dunque, i pirati del web hanno ficcato il loro naso nei rapporti clinici dei diciannovesimi campionati mondiali di calcio disputati in Sudafrica nel 2010. Su 736 giocatori di 32 squadre - tante erano le nazionali schierate - ben 25, distribuiti in 12 diverse formazioni, poterono tranquillamente utilizzare farmaci vietati. Per questi calciatori erano medicine autorizzate, indispensabili per curare i loro acciacchi.
Cinque argentini, quattro tedeschi, tre neozelandesi, due italiani. Nomi grossi. Come quello di Diego Milito, attaccante di quell' Inter che proprio nel 2010, guidata da Mourinho, fece triplete. Come il focoso Carlos Tevez, travolgente centravanti juventino. O l' autorevole Juan Sebastian Veron, che giocò nel Parma, nella Sampdoria, nella Lazio, nell' Inter. Heinze, Gomez, Kuyt. Tutti fruitori di una provvidenziale "esenzione a scopo terapeutico".
Eppure, stentiamo a crederli sofferenti e sfiniti dai loro mali segreti: li ricordiamo invece tra i più in forma di quella stagione.
Tra i bisognosi di cure, c' erano l' attaccante calabrese Vincenzo Iaquinta e l' oriundo centrocampista Mauro Camoranesi.