Palazzi & potere

Governo, ecco perchè Conte potrebbe cadere. Le mosse del Quirinale

Marco Antonellis

Governo, ecco perchè Conte potrebbe cadere. Le mosse del Quirinale

Il Qurinale e i "dolori" del giovane Conte: sanno benissimo che giorno dopo giorno la maggioranza di "Giuseppi" si sta sfaldando come neve al sole ma la "ragion di stato" impone di non intervenire a meno che non subentrino fatti nuovi: un incidente di percorso oppure che si presentino da lui i due-tre leader politici che contano con un'alternativa di governo chiavi in mano (e soprattutto con un piano per la ricostruzione del paese degno di questo nome). La resa dei conti ci sarà nel giro di due/tre mesi quando la situazione per famiglie e imprese potrebbe farsi esplosiva e si saprà cosa avrà ottenuto concretamente "Giuseppi" dall'Europa. Intanto Renzi sogna la "non sfiducia"...

 

Di sicuro il Premier ha vissuto giorni migliori. Con le troppe conferenze stampa ha perduto gran parte di quella credibilità che gli era rimasta e ora il fidato Rocco Casalino non sa più come fare per fargli risalire la china. Ormai i suoi più fedeli amici anziché nella maggioranza stanno dalle parti dell'opposizione: uno in particolare, Gianni Letta che sta facendo di tutto per garantire la sopravvivenza politica a Conte premier. Letta è la personalità politica che più sta facendo per aiutare il premier a superare il guado dialogando con i poteri che contano e soprattutto tentando di influire sulle future mosse politiche di Silvio Berlusconi: secondo Gianni Letta, Forza Italia dovrebbe schierarsi "senza se e senza ma" con il premier ed aiutarlo a superare i marosi. Tanto che c'è chi spera persino in una riedizione tutta centrista del Nazareno Renzi-Berlusconi da portare in dote a "Giuseppi". Ma il partito è spaccato, Berlusconi ha dei dubbi sulla strategia lettiana: perché aiutare chi rischia nel giro di pochi mesi di essere travolto dagli eventi? Anche i gruppi parlamentari di Forza Italia non ne vogliono sapere di correre in soccorso a Giuseppi, di farne da stampella.

Ma la resa dei conti potrebbe avvenire molto presto, i più smaliziati dicono a breve, magari tra un paio di mesi quando la situazione economico-sociale potrebbe farsi esplosiva (se continuassero i problemi e i ritardi nell'erogazione dei soldi alle famiglie e del credito alle imprese con la conseguenza di un'esplosione dei licenziamenti e dei fallimenti aziendali) e quando si saprà come saranno andate veramente le cose con l'Europa (carte alla mano però, non sulla base di qualche chiacchiera da conferenza stampa): che cosa ne sarà del Mes e che cosa ne sarà del Recovery Fund, tutte partite ancora molto aperte. Perché se le cose non dovessero andar bene, se le promesse di Conte (che ha già preso un solenne due di picche sugli eurobond) non dovessero essere mantenute a quel punto potrebbe esserci il tana-libera-tutti.

E i partiti che fanno? Stanno già preparando il dopo, hanno cominciato gli "annusamenti" ma sono divisi su tutto o quasi, anche al loro interno. Il Pd, Zingaretti in testa, preferirebbe che Conte andasse avanti anche perché un governo di unità nazionale o con l'ingresso di Forza Italia inevitabilmente diluirebbe il peso dei dem. Però il partito è spaccato e c'è chi auspica cambiamenti, come Marcucci e Delrio. Anche i 5Stelle sono spaccati al loro interno e se pubblicamente si fa la "professione dei fede" a "Giuseppi" in privato le cose vanno diversamente. Aumentano le perplessità, anche perché non vengono dimenticate tutte le volte che Conte ha deciso senza consultare la base e le tante decisioni che hanno creato non pochi problemi di consenso ed imbarazzi al Movimento: dal sì alla Tav, alla Tap a tante altre scelte controverse.

Matteo Renzi come sempre fa di tutto per stare al centro dell'attenzione e non vede l'ora di mettere a Palazzo Chigi qualcuno che non gli rubi spazio al centro perché Italia Viva così bassa nei sondaggi ha bisogno di spazi di manovra per recuperare: gli starebbe bene anche un dem, magari Franceschini piuttosto che lo stesso Zingaretti (anche se i due non si sentono più molto spesso). Gradirebbe meno Enrico Letta che invece sarebbe gradito dai francesi e dallo zio Gianni (se proprio non riuscisse a tenere a Palazzo Chigi l'attuale inquilino).

Nel frattempo però, Matteo Renzi, starebbe meditando addirittura la "non sfiducia": l'idea che si starebbe valutando in ambienti di partito è quella dell'uscita di Italia viva dalla maggioranza. Il governo potrebbe andare avanti grazie all'astensione di Italia Viva. Un modo per condizionare le scelte del Premier senza scatenare la crisi di governo, cosa che il senatore di Rignano non può permettersi. "Renzi sostanzialmente vuole due cose: cambiare Premier per creare lo spazio per un nuovo soggetto liberale magari da fare insieme a Forza Italia e finchè c'è condizionare l'attuale inquilino di Palazzo Chigi discutendo su ogni singolo provvedimento".

E il Quirinale? Dalle parti del Colle, spiega chi ha avuto modo di sondarne gli umori in questi giorni, sanno benissimo che giorno dopo giorno la maggioranza di "Giuseppi" si sta sfaldando come neve al sole. Sono coscienti, soprattutto, che manca ancora un vero programma per la ripartenza del paese. Non per niente il Colle si sforza di farlo sapere ad ogni piè sospinto, sia in forma pubblica che riservata agli interlocutori che hanno modo di parlargli. Ma la "ragion di stato" impone di far finta di niente, o meglio, di non intervenire a meno che non subentrino fatti nuovi: un incidente di percorso oppure che si presentino da lui i due-tre leader politici che contano con un'alternativa di governo chiavi in mano (e soprattutto con un piano per la ricostruzione del paese degno di questo nome). Altrimenti è meglio tenersi Conte ben sapendo i limiti oggettivi del governo attuale. La situazione, dunque, almeno per un po' gioca a favore di Giuseppe Conte. Ma ancora per quanto non è dato sapere.