Palazzi & potere
La nomina alla Cyber security resta in salita Spunta l’ipotesi del Dis, dove ci sono più soldi

Saranno anche amici, Marco carrai e Matteo Renzi, ma su questa telenovela della nomina per la Cyber security sono ormai giunti al braccio di ferro. Con il presidente del Consiglio che sembra quasi voler creare le condizioni per cui l’amico imprenditore, alla fine, gli dica: grazie, ma preferisco rimanere nel privato. La versione ufficiosa di Palazzo Chigi è che entro la fine di questa settimana la pratica verrà finalmente chiusa, con la nomina di Carrai come consulente della Presidenza del Consiglio per il contrasto alla criminalità informatica. Zero assunzioni esterne, niente garanzie funzionali dei servizi segreti, budget risicato o nullo. Insomma, una funzione poco più che decorativa. E poi c’è anche la beffa dei soldi. La legge prevede che i consulenti non possano ricevere più di 80 mila euro lordi l’anno, ma la media di Palazzo Chigi, con Renzi, è sui 30-40 mila. Carrai, tra l’altro, anche per accettare questo pacchetto così modesto sarebbe costretto a mettere in un blind trust le sue quote in alcune società del settore sicurezza (la fatica sarebbe comunque minima, perchè tra i soci figura il fratello Stefano). Un’alternativa, comunque, esiste e, secondo quanto risulta a La Notizia, è quella di nominare l’ex padrone di casa di Renzi a Firenze consulente del Dis, il dipartimento per le informazioni e la sicurezza che coordina l’Aise (il servizio estero) e l’Aisi (il servizio interno). Con questa soluzione scrive bonazzi sulla notizia, Carrai risponderebbe al prefetto alessandro Pansa e il suo ruolo di “Zar del cyber crime” sarebbe più correttamente inquadrato in una struttura di intelligence che ha, sia dentro l’Ais che nell’Aisi, uomini e mezzi che già da anni si occupano della sicurezza informatica dell’Italia e delle intercettazioni. Temi che a Renzi interessano molto. Piccolo particolare, con la soluzione Dis, Carrai potrebbe essere pagato molto di più. Le cifre resterebbero ovviamente segrete, ma sarebbe difficile non attribuirgli un emolumento inferiore ai 178 mila euro l’anno, che è quanto guadagna un dirigente di prima fascia della Presidenza del Consiglio, anche se un vero tetto non c’è quando si parla di fondi servizi. Ma ovviamente per Carrai non sono i soldi la priorità. Da bravo lobbista, a lui interessano la visibilità e i contatti di alto livello che si può creare per il suo futuro. Questa seconda soluzione è quella che l’interessato preferisce, anche se per ottenere il contratto dal Dis dovrà conquistare il Nos (Nulla Osta Sicurezza), passaggio non automatico e potenzialmente insidioso, visto che Carrai ha parecchi rapporti commerciali e non solo con Israele, che è un Paese amico, ma che comunque non è membro della Nato. Sul contratto che gli verrà fatto, in ogni caso, vigila con discrezione ma con grande attenzione sergio Mattarella, che rimane pur sempre il capo delle forze armate come da Costituzione. Il presidente non vuole soluzioni che creino confusione con l’Aise e con la Difesa e continuerà a seguire il caso Carrai.