M5S e le spese legali delle Federazioni sportive; Malagò farà il 'repulisti'
I grillini cominciano a fare i conti con lo sport italiano. Per Malagò facile riconferma
Nei giorni scorsi alcuni membri del direttorio pentastellato si sono incontrati per iniziare a mettere il naso negli affari dello Sport tricolore. Sentono il profumo del potere, vedendosi già al Governo del Paese, nell'arco massimo di 12 mesi, e l'attenzione è caduta proprio sul CONI, l'ente pubblico che gestisce lo sport nel nostro Paese (che ha come azionista di maggioranza il MEF) gestendo un tesoretto di oltre 410 milioni di euro. A far alzare le antenne sono stati i tanti articoli usciti su diverse testate che parlano di una esplosione di "ricorsi" e quindi delle spese legali all'interno delle diverse federazioni e degli organi di giustizia del CONI. La storia è semplice: Giovanni Malagò, negli ultimi 4 anni (coincidenti con il suo primo mandato) ha portato l'immagine esterna dell'ente ai suoi massimi. E' il miglior ambasciatore dei valori dello sport all'esterno, ma all'interno è come negli episodi di Trono di Spade. Tutti contro tutti. Le tradizionali assemblee elettive delle 45 federazioni olimpiche e le DSA (Discipline Sportive associate), attualmente in scadenza in vista del prossimo quadriennio olimpico (2017-2020), si sono trasformate in risse verbali, social e in alcuni casi si è arrivati anche a pochi centimetri dagli schiaffi. Diventare presidenti federali è uno "status" (anche se economicamente parlando non si superano i 36 mila euro lordi) e molti non accettano di perdere quando i presidenti uscenti sono più bravi nel mantenimento-gestione della base dei voti. Da qui sono partiti una serie di ricorsi, sia prima che dopo le elezioni. Ma anche chi deve andare al voto non perde occasione per presentare pretestuosi ricorsi senza senso, che vengono puntualmente rispediti al mittenti dai diversi livelli di giustizia (sia federale sia del CONI). La tesi del Movimento 5 Stelle è che bisogna far luce sulle enormi spese di difesa legale, che, ogni anno, vengono sostenuti all'interno del mondo federale, oltre che del CONI. Dovrebbero andare avanti solo quelli tecnicamente validi, invece ormai è sufficiente mandare al CONI una raccomandata con una propria opinione e parte un film dell'orrore. Ciò genera spese inutili, sprechi (questi stessi soldi dovrebbero essere investiti sullo sport di base), arricchiscono inutilmente stuoli di legali e ormai c'è una litigiosità di base, che non si riscontra nemmeno nel peggiore dei condomini di periferia. I grillini pertanto vogliono lanciare una maxi inchiesta per recuperare tutti i dati collegati ai costi legali, federazione per federazione, oltre a ciò che avviene all'interno del CONI. Vogliono analizzare quanto incide percentualmente sui bilanci. C'è anche chi all'interno del Movimento di Beppe Grillo vorrebbe lanciare nei prossimi mesi la provocazione, a livello social, di una erigenda Federazione Ricorsisti Italiani (FRI), dove l'obiettivo sarebbe quello di chiedere un provocatorio-contributo e riconoscimento al CONI (come 46ima federazione olimpica), per porre l'accento su questa piaga dilagante del ricorso pre e post elezione (persa).
Intanto il prossimo 11 maggio Giovanni Malagò, si presenta senza grandi avversari per la rielezione alla massima carica dirigenziale dell'ente. I ben informati sostengono che una volta reinsediato il manager romano voglia fare un repulisti graduale dei dirigenti nel prossimo quadriennio. Troppi dirigenti anziani e senza idee. Poltronisti professionali incapaci di portare in dote un progetto di sviluppo. C'è anche chi schiaccia un pisolino mentre il n.1 del CONI parla durante i Consigli Nazionali. Non è il massimo per chi era abituato a svegliarsi la mattina con l'avvocato Gianni Agnelli e a confrontarsi quantomeno con una mente "vivace".