Qual è la sua opinione sulla prossima "manovrina" economica?
"Aspetto di vedere il testo ma da quello che ho sentito dire mi sembra che ancora si vada ad agire su fattori che con il rilancio del Paese non c'entrano nulla; si fanno correzioni in corsa e sfugge sempre il punto focale per arrivare ad un rilancio vero e proprio"
Dal suo punto di vista quale potrebbe essere la 'ricetta' giusta per il paese, per tornare a crescere?
"Sicuramente rivedere la politica industriale, un piano che punti alla crescita della produttività con l'apporto di competenze manageriali; in quest'ottica bisognerebbe pensare un piano di investimenti pubblici che miri, parallelamente, a promuovere investimenti infrastrutturali e tecnologici e ovviamente quelli per le risorse umane. In un piano di sviluppo siffatto anche la trasformazione digitale dell'impresa non sarebbe secondaria e potrebbe avere sicuramente impatti notevoli sull'occupazione e sui modelli aziendali"
Quanto è importante, per la crescita e per l'impresa, il "capitale umano"?
"Il peso del capitale umano e della persona è primario, è la vera forza. Per essere competitivi sui mercati internazionali è indispensabile puntare molto anche sulle competenze qualificate che abbiamo, in particolare sopperendo a quel deficit di managerializzazione proprio delle imprese italiane; non bisogna disperdere le competenze di alto profilo e su questo il Ministro Poletti mi ha dato un riscontro concreto e mi ha manifestato il suo impegno a sostenere questa esigenza all'interno del Piano Industria 4.0"
Ecco, Industry4.0, il focus è sull'innovazione, di sistemi, processi e competenze, come vi siete posti in quest'ottica?
"Federmanager ha lanciato un piano biennale, 2017-2018, proprio su questo capitolo. Dai dati emerge chiaramente che la sinergia tra imprenditori e manager è una chiave di successo, si deve puntare a favorire la crescita dei manager all'interno dell'azienda, manager che hanno proprio un ruolo di attivazione dei processi d'innovazione. Questo per noi significa intervenire anche sul lato della formazione e lavorare sul terreno delle politiche attive, rafforzando il know how professionale dei manager che possono traghettare con successo le nostre pmi, che sono dei meravigliosi "bonsai", nel contesto della nuova industria"
State utilizzando la leva del welfare aziendale per realizzare questo progetto?
"Si ma le politiche attive del lavoro sono solo un aspetto. Tutto il welfare che rafforziamo sia nei contratti nazionali sia in quelli di secondo livello punta a costruire un modello più efficace e più produttivo che ha effetti positivi che superano la dimensione della singola impresa. I benefici si proiettano a livello di sistema paese"
In che modo?
"Pensiamo agli effetti della diffusione della sanità integrativa. Oggi c'è molta confusione, i cittadini non distinguono tra fondi sanitari integrativi che non fanno selezione del rischio, tutelano anche il nucleo familiare senza aggravi e sono non profit da altri soggetti che operano su questo settore con logiche di mercato. Invece, se di cogliesse il valore della sanità integrativa, i dipendenti sarebbero sostenuti nella spesa sanitaria e non si troverebbero a dover affrontare il costo della cura quando, per esempio, a causa delle lunghe liste d'attesa, scelgono la sanità privata e la pagano di tasca propria. Certo non guasterebbe maggiore chiarezza, sia quando si comunica sia quando si mette mano alle leggi "
Si riferisce alle misure di agevolazione fiscale introdotte dall'ultima legge di bilancio?
"Federmanager ha spinto per l'inserimento di misure di defiscalizzazione per mesi nel dialogo con il governo. Quindi certamente la strada è corretta, ma serve stabilizzarle, serve un ragionamento di lungo periodo. È un po' quello che dicevo prima in riferimento alle scelte di bilancio più generali. Il SSN ha bisogno di un secondo pilastro che sia integrativo e non sostitutivo delle prestazioni che già assicura. In questo modo tutto il sistema sarebbe più sostenibile e non solo in senso economico ma nel senso di maggiore equità".