Patto di ferro Fini/Corallo?
Lo dice Laboccetta ai pm: il re delle slot e l'allora vicepresidente del Consiglio stringevano affari ai Caraibi e alle feste a Montecitorio
È tutto nelle carte. Il 7 febbraio il pm di Roma, Barbara Sargenti, chiede al gip, Simonetta D'Alessandro, il sequestro dei beni in possesso alla famiglia Tulliani. Valore: 5 milioni di euro. Il giudice firma l' ordinanza lunedì 13 e ne riporta le ragioni. «Dal 2008 la famiglia Tulliani riceve cospicui trasferimenti in denaro» si legge «almeno 7 milioni di euro, da Francesco Corallo (il re del gioco on line legalizzato) attraverso le sue società off shore». Versamenti incassati dai Tulliani ma «non collegabili a reali prestazioni effettuate e privi di una causale logica», scrive Libero.
Perché tanta beneficienza da Corallo ai Tulliani? Chi sarebbe il regista, e perché? A spiegarlo è il magistrato: «I Tulliani» scrive nell' ordinanza «ricevono gli ingenti trasferimenti sui loro conti personali e su quelli di società off shore ad essi riconducibili, grazie ai rapporti dell' onorevole Gianfranco Fini con Corallo» che paga «da quando lo stesso politico è vicepresidente del Consiglio dei ministri (tra il 2001 e il 2006), nonché presidente della Camera dei deputati (tra il 2008 e il 2013)».
Come non bastasse, continua Libero, stando alla Procura «i Tulliani e dunque lo stesso onorevole Fini, sanno bene che si tratta di soldi illeciti provenienti dall' attività criminale e dall' associazione a delinquere capeggiata dallo stesso Corallo».