Palazzi & potere
Pd, Goffredo Bettini: "Al congresso non voterò Renzi". Meglio Orlando
Affaritaliani.it intervista Goffredo Bettini; di notevole interesse le riflessioni su Pd, Berlusconi e grillini
Che ne sarà del Pd dopo la scissione? E ci sono residue possibilità che la scissione, magari in extremis, possa rientrare?
Dipende dalla responsabilità di tutti. Se il congresso si svolgerà in modo civile, con un confronto alto e rivolto all’Italia, il PD potrebbe uscire da questa dolorosa situazione. Se invece ognuno tirerà dritto per la propria strada, senza ascoltare gli altri, verranno certamente nuovi problemi, persino più gravi. Per quanto riguarda la scissione non ci sono le condizioni per tornare indietro. Il solco è profondo e, per certi aspetti, le incompatibilità personali definitive.
Come giudica il comportamento, a dir poco ondivago, di Michele Emiliano?
Al congresso non voterò Renzi ma neppure Emiliano. Lo dico con amicizia nei confronti di entrambi. Nei mesi passati ho sostenuto Renzi con grande autonomia, non lensinando le critiche. Purtroppo Renzi, che è un talento politico davvero grande e che ha posto giuste istanze di rinnovamento, via via si è avvitato su se stesso. Con attorno solo i suoi fedelissimi e un governo non tutto all’altezza. Emiliano, invece, è un amministratore che ha molto consenso, ma sul piano politico è ondivago, incerto, contraddittorio, demagogico. Non è adatto a guidare il PD. Non credo che le numerose giravolte di questi giorni abbiano giovato alla sua credibilità.
Ma lei, allora, su chi si orienterà?
L’ho gia detto pubblicamente: appoggerò Orlando ha esperienza, viene da un lavoro duro nei territori, ha svolto compiti di direzione politica nazionale ed è stato ed è un ottimo ministro della repubblica.
L’Europa chiede all'Italia una manovra corrrettiva di non poco conto; ha ragione Renzi a fare orecchie da mercante con la Ue e a puntare i piedi?
Su questo sono drastico. L’europa cosi non va. Per il bene della prospettiva europea, occorre cambiare radicalmente l’attuale europa. Renzi, in questo senso, è stato chiaro: meno flessibilità e più investimenti. Non si tratta di puntare i piedi rispetto alle richieste della commissione. Si tratta, più semplicemente, di fargli capire che le rigidità del passato hanno peggiorato la crisi e gettato sul lastrico milioni di giovani senza lavoro.
Se scissione sarà, con tutta probabilità i grillini diventeranno il primo partito d'Italia; e sarà uno 'spartiacque' nella storia politica recente italiana. Ma secondo lei, riusciranno poi a 'governare' oppure ripeteranno il 'flop' capitolino?
Non so se vinceranno i grillini. Se la sinistra, compreso il PD, trova le vie di una collaborazione dopo le divisioni, essa può rimanere competitiva. Se, comunque, dovessero governare i grillini sarà come a Roma; hanno dimostrato un misto di incompetenza, furbizia ed arroganza. Io, tuttavia, temo più la destra. Da lì viene il vero pericolo. Se essa si saprà organizzare bene nelle alleanze elettorali sarebbe in grado di aprire varchi all’irrompere in Italia delle pulsioni più selvagge e reazionarie che oggi circolano in Europa e in America. E allora, davvero, la nazione sarebbe perduta.
Una domanda sul centrodestra; come giudica il comportamento di Silvio Berlusconi negli ultimi mesi, a partire dal referendum? Sta riunificando il centrodestra per prepararsi al voto? Oppure sta preparando le larghe intese con Matteo Renzi?
Berlusconi è logorato, è penso anche stanco. Pare non saper decidere una stabile strategia. Non credo gli piaccia unirsi alla destra sovranista. E’ un altra cosa e non è un fascista. Le larghe intese con il PD, per lui sarebbero più accettabili, nonostante quello che afferma per ragioni propagandistiche. D’altra parte ha già governato insieme alla sinistra, prima dell’avvento di Renzi.
Il punto è che un PD centrista alleato con Berlusconi non sarebbe in grado di arginare né Grillo né la destra. Il PD ha perso perché non è riuscito a rappresentare la sofferenza di tanta gente stritolata dalla crisi. In questa direzione dobbiamo guardare e cercare di rimediare con un’azione riformatrice e progressista, lunga, profonda ed efficace.