Palazzi & potere

Politica, Capelli (CP): "Matteo Renzi si trova sempre più solo"

Marco Antonellis

Politica, il portavoce di Campo Progressista Alessandro Capelli: "CP non si scioglie e ci presenteremo alle regionali"

Il progetto Campo Progressista rimane vivo, cosa accadrà ora?
Fine del progetto o solo 'ritirata strategica
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Costruire un centrosinistra in netta discontinuità con la politica e le politiche di questi anni. Ricercare le forme di una politica capace di essere innovativa e inclusiva, connettere cittadinanza attiva e politica. Erano questi i fondamenti del nostro progetto e rimarranno questi anche in futuro. Campo Progressista non si scioglie, anzi ragioneremo presto una nuova modalità di organizzazione e radicamento nazionale. Non si scioglie perché i fondamentali della nostra idea mi paiono ancora molto attuali. Semplicemente abbiamo preso atto che non siamo riusciti nel nostro intento di ricomposizione e inversione di rotta. Ripartiremo dai nostri temi, dai territori, dalle centinaia di Officine delle idee che sono nate in questi mesi.

Vi presenterete comunque alle regionali?

Sicuramente lavoreremo e saremo presenti nelle regioni al voto per contribuire a costruire modelli di centrosinistra largo, alternativo a destre e populismi a 5 Stelle.

Quali i motivi della mancata alleanza con il Pd? È veramente tutta colpa dello Ius Soli?

In questi mesi l’abbiamo detto in tutti i modi: non ci sarebbe stata unità del centrosinistra senza discontinuità. Sulla base di questo presupposto abbiamo discusso generosamente e senza rete con il Partito Democratico, ottenendo anche qualche segnale (di cui siamo orgogliosi) sulla legge di stabilità. Però poi percepivamo sempre un divario tra le intenzioni di chi lavorava per l’alleanza con noi e la mancanza di certezze su molti temi, compreso il perimetro della coalizione.
Perché la parola centrosinistra è uno spazio non neutrale, ma carico di valori e principi nei quali, per esempio, lo ius soli e il fine vita ne sono parte costitutiva. Lo Ius Soli (o ius culturae) rappresentava una svolta imprescindibile. Personalmente l’ho sempre ritenuto un vero spartiacque. Non solo un diritto di oltre 800mila bambini e bambine, ma l’idea di cittadinanza di un Paese, al centro del Mediterraneo, che vuole aprirsi al futuro e non chiudersi nel passato. Consapevoli che i voti non erano scontati, abbiamo detto al PD una cosa molto più ragionevole: calendarizziamo la proposta di legge e poi facciamo la coalizione con tutti quelli che votano a favore. Come può Campo Progressista partecipare a una coalizione elettorale con chi ha bloccato ed è contrario a Ius Soli e Fine Vita? Che valori e principi condividiamo? Che programma di Paese potremmo condividere? Come può essere credibile un fronte contro le destre insieme a chi vota con Salvini la legge sulla cittadinanza? I fatti raccontano la calendarizzazione dello ius soli perfino dopo la modifica del Regolamento del Senato.


Per riunire il centrosinistra servirebbe un gesto di generosità da parte di Matteo Renzi? Un suo passo indietro?

Il Partito Democratico ha messo la fiducia su una brutta legge elettorale, nonostante tanti (tra cui noi) dicevamo che si trattasse oltre che di una forzatura istituzionale, di una forzatura politica. Oggi, pochi mesi dopo, lo stesso Partito Democratico si trova pressoché senza alleati. Non è un caso perché manca l’idea stessa di coalizione, di leadership condivisa, di programma comune. Forzatura dopo forzatura, oggi Matteo Renzi si trova sempre più solo. Purtroppo ci siamo trovati praticamente soli anche noi, in questi mesi a insistere perché il Partito Democratico cambiasse rotta, anche perché una parte della sinistra aveva deciso anzitempo di rompere e non provare la sfida nel campo largo.  
Così, il centrosinistra che servirebbe a fermare le destre e cambiare il Paese, è ormai sempre più lontano. E il modello Sicilia, risultati compresi, sempre più vicino.

Non pensate che a Renzi convenga piuttosto andare da solo, riempire le liste di fedelissimi (che non si ribellerebbero nemmeno in caso di pessimo risultato elettorale) per poi trattare qualche ministero con Berlusconi in un eventuale governo di larghe intese? Anziché costruire una vera proposta di governo di centrosinistra...

Noi parlavamo di discontinuità non per un vezzo, ma come condizione necessaria per evitare che si rafforzassero ogni giorno di più destre e populismi.  I nostri segnali d’allarme per il centrosinistra arrivano da lontano: come è possibile che non ci sia stata nessuna riflessione profonda dopo tutti gli ultimi disastri elettorali? Non ci si rende conto, al netto dei sondaggi, della frattura nel mondo progressista? Della rottura con i principali corpi intermedi e della lontananza rispetto ai sentimenti delle persone più fragili che si vorrebbero rappresentare? Certo, se il centrosinistra diventa un’ipotesi tattica, senza anima, allora non funziona più ed è anche inutile parlarne.


Qual è lo stato d'animo di Pisapia ora? Prodi nelle sue dichiarazioni era molto amareggiato.

Pisapia ha fatto in questi mesi uno sforzo generoso oltre ogni limite, tenendo la barra dritta sul centrosinistra largo, innovativo e discontinuo nonostante tutte le bufere della politica quotidiana. Lo ha fatto senza chiedere mai nulla per sé, nonostante se ne siano lette di tutti i colori. Invece, ancora una volta con grande coerenza, ha preso insieme a noi tristemente atto dell’impossibilità di raggiungere l’obiettivo politico che ci eravamo prefissati. Con la credibilità di chi, temo, tra qualche mese sarà costretto a dire “io l’avevo detto”, esattamente come dopo le elezioni siciliane.