Palazzi & potere
REFERENDUM: CATTIVA COMUNICAZIONE E SQUALLORE POLITICO
Adesso tutti a lamentare che la campagna per il referendum è stata ed è dilaniante, volgare, aberrante.
L’Italia politica della mortadella e dei cappi da impiccagione sventolati in parlamento non ha mancato nemmeno questa occasione per dare propria della sua mediocrità. Ancor più mediocre, ma questo si sa ed è scontato e proprio per questo la politica non dovrebbe seguirla e dovrebbe fare il suo mestiere di dirigere il paese, quella parte, per il vero non amplissima, della così detta società civile che si esprime su Internet. Società civile che da noi è sempre lodatissima in contrapposizione alla losca politica.
Il bassissimo livello della tenzone referendaria non è ovviamente solo una questione di cattiva comunicazione; è essenzialmente una questione di squallore politico. Non è tanto e solo una questione di scrofe, di serial killer che attentano ai nostri figli, secondo l’ormai consolidato linguaggio da squadracce del M5S; nè di accozzaglia e altre amenità del fronte governativo.
E’ questione, ormai cronica e irrimediabile, di appiattimento della politica nel suo complesso sui temi dei suoi detrattori, di quelli che starnazzano sempre “tutti a casa”, della così detta antipolitica. Anziché reagire comportandosi seriamente e magari serrando le fila e rivendicando il loro ruolo e la loro dignità, le fazioni politiche si piegano, pur di danneggiarsi a vicenda, ai riti linguistici e alle sommarie banalità dei movimenti furbetti stellati o meno, dei media pigri o ignoranti o complici.
Per cui ecco gli slogan ai quali si è ridotta una campagna sull’assetto costituzionale del paese: ridurre i costi della politica, i privilegi, quanto si risparmia, vogliono dare l’immunità ai consiglieri regionali e sindaci, si ma diminuisce il numero di chi gode dell’immunità, chi dice no è appunto un’accozzaglia, chi dice si consegna il paese alle multinazionali (questa poi non l’ho proprio capita), chi dice no favorisce la casta, l’articolo tal dei tali è troppo lungo.
I fautori del no sono stati sicuramente più rozzi. Ma la colpa principale di questo adeguamento alle tematiche più “qualunquiste” dell’antipolitichese è del governo (a cominciare dall’incredibile frase inserita nella scheda, anche se riporta il titolo della legge come prescritto: “Approvate…..il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni”) e del premier, che dopo la sciocchezza cosmica di aver personalizzato il voto referendario, per non affogare ha pensato bene di usare a ripetizione le formule misere che dominano la nostra immiserita vicenda politica, come a volersene appropriare ai danni di avversari. Peccato che il tutto è risultato stonato: gli avversari, a parte il fattop che hanno quasi tutti un modo di far politica già di per sé più becero, in questa vicenda sono “contro”, devono negare, distruggere e quindi la loro strategia è pessima ma più comprensibile. Per Renzi e il governo vale il contrario e il posizionamento comunicativo doveva essere, a mio avviso, diverso. Ma tant’è ormai in Italia il dibattito politico ruota attorno alle inchieste giudiziarie e ai costi della mensa di Montecitorio.
Comunicus
*Presidente di grandi agenzie di comunicazione. Docente di marketing