Strage di Orlando: parla il Generale Tricarico
È troppo presto per puntare l'indice accusatore sul sistema
statunitense di intelligence e di investigazione, troppe verifiche
debbono essere fatte per contestualizzare in maniera più precisa la nuova tragedia americana compiuta con armi da guerra nelle mani di chiunque.
Non può bastare una rivendicazione di Isis, che, allo stato, pare un
voler mettere il cappello a costo zero su un nuovo moltiplicatore del
terrore o una apparente e folle omofobia quale innesco esplosivo di una mente malata.
Qualcosa però già lo si può dire, a prescindere dalle peculiarità
della strage di Orlando.
Intanto i diritti che ci si ostina a voler garantire a tutti i costi,
primo tra tutti la privacy.
Si insiste, anche da noi, a tenere ben blindata la sfera di
riservatezza personale, anche quando questa riguardi criminali
terroristi come Mateen, o presunti tali, come gli innumerevoli casi
di sospetti in cui gli investigatori si debbono fermare di fronte ad
Apple o al Service Provider di turno.
Possibile che si debbano tollerare o perfino comprendere i motivi di
chi ritiene di non dover fornire le chiavi di accesso a Smart Phone o
computer quando si sa che questi sono i fondamentali strumenti
operativi per concepire, organizzare e portare a termine attentati? Ma
insomma la esigenza di riservatezza di un presunto delinquente è più importante della sicurezza di tutti noi?
Credo che quella riflessione collettiva e possibilmente internazionale su nuove norme che regolino il convivere sociale in un periodo così quotidianamente drammatico non sia ulteriormente evitabile. Chi dice e mena giustamente vanto di accettare la giustizia solo se pronunciata
in un'aula di tribunale non ha riflettuto a fondo, non ha considerato i problemi nella loro interezza, ha focalizzato una sola parte dell'insieme che è molto più complesso e per il quale vale la pena aprire un dibattito ampio e costruttivo. A mio parere, un quadro
giuridico che contempli queste ed altre emergenze dei nostri giorni e'
indispensabile, non ce la si può cavare con giuste ma sterili ed
inappropriate enunciazioni di principio, salvo poi tollerare
provvedimenti legislativi di emergenza e squilibrati quali quelli
statunitense (Patriot Act) e francese post Bataclan, o mascherati ed insufficienti, quali quelli introdotti, come laboriose formichine, un po' alla volta, nella giurisprudenza italiana, con il decreto antiterrorismo ed altri minimi interventi ad integrazione delle norme antiterrorismo già vigenti.
Leonardo Tricarico
*ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, già Consigliere Militare del
Presidente del Consiglio dei Ministri (1999-2004) e attuale Presidente della Fondazione Icsa